Alta tensione tra Matteo Salvini e Mario Draghi. Lo strappo della Lega fa rumore, nel pomeriggio del Consiglio dei ministri sulla delega fiscale, i ministri del Carroccio disertano la riunione e lasciano che il provvedimento passi senza i loro voti rendendo così pubblico il disappunto sul metodo del premier. Che aveva capito bene l’andazzo già durante la cabina di regia prima del Consiglio dei ministri, quando Massimo Garavaglia, che in quest’occasione rappresentava la Lega al posto di Giancarlo Giorgetti, dopo essersi visto respingere la richiesta di avere più tempo per esaminare il testo, si è alzato e se n’è andato. In pochi minuti tutti i ministri del partito di Salvini lasciano Palazzo Chigi e di loro si perdono le tracce.
Draghi: “L’assenza della Lega ce la spiegherà Salvini”
Nel frattempo la delega fiscale passa e, nonostante qualche timido rumors su un ipotetico annullamento della conferenza stampa post Cdm, con un leggero ritardo si presenta davanti ai cronisti con il ministro dell’Economia, Daniele Franco. L’inizio è dedicato al neo premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, al quale consegna un pubblico invito a Palazzo Chigi appena sarà possibile: “Una notizia davvero straordinaria, che riempie di orgoglio me, il governo e l’Italia intera. Importantissima per il sistema della ricerca”. Poi, però, non si sottrae alle domande: “L’assenza della Lega ce la spiegherà Salvini. Lo scambio dei giorni passati davano informazioni sufficienti a valutare il contenuto della legge delega, che è molto generale. Non è che si prendono impegno difficili da mantenere, è una scatola con dei principi che credo condivisi anche da loro”.
Draghi: “Legge delega molto generale, nessuno pagherà di più”
Il concetto espresso dal premier è semplice: “Questa è una legge delega, molto generale, che andrà riempita dai contenuti, sui quali ci saranno altri momenti di confronto”. Ma soprattutto, sull’oggetto del contendere, spiega: “Tra i punti non c’è la revisione ma la riformulazione del Catasto”. Ma “il governo prende l’impegno che nessuno pagherà di più o di meno. Non cambia assolutamente l’imposizione fiscale sulle case e sui terreni”, anche perché il discorso, semmai, si riaprirebbe solo dal 2026 in poi. In pratica, l’intelaiatura della protesta verrebbe meno.
Salvini: “C’è problema di metodo”
Non la pensa così il segretario del Carroccio: “C’è un problema di metodo – tuona Salvini pochi minuti dopo Draghi -. I ministri della Lega non possono avere in mano un documento così importante alle 13.30 per discuterlo alle 14, non stiamo parlando dell’oroscopo, non è possibile avere mezz’ora di tempo per esaminare il futuro degli italiani“.
L’ex ministro dell’Interno prova a mordere il freno ribadendo la fiducia nel presidente del Consiglio, ma “chi verrà dopo di lui? Non dò una delega in bianco a chi viene fra sei mesi per aumentare la tassa del 40% sulla casa degli italiani”. La reazione degli alleati di governo è durissima, a partire da Forza Italia, che invece rivendica come un proprio successo quello di non aver avuto alcun aumento della pressione fiscale sugli immobili. “Con Forza Italia al governo la casa degli italiani non si tocca, né ora né mai”, esulta Renato Brunetta. “Il testo della delega fiscale è molto chiaro, noi di Forza Italia lo abbiamo approvato con convinzione”, ribadisce Mara Carfagna.
Il Pd col premier: “Gravissimo lo strappo di Salvini”
Il Pd si schiera immediatamente dalla parte del premier. “La riforma fiscale è una parte fondamentale del programma di governo – dice il segretario, Enrico Letta, al ‘Tg3’ -. È grave, gravissimo lo strappo che Salvini sta facendo e francamente incomprensibile. Noi chiediamo a Draghi di andare avanti”. Anche in Cdm i dem fanno sentire la propria voce, con il capodelegazione, Andrea Orlando, che pone il tema dell’assenza della Lega ricordando che la delega fiscale era stata già discussa in sede di commissione parlamentare e quindi non si trattava di una novità. Da Olbia pure il leader M5S, Giuseppe Conte, si scaglia contro Salvini: “La Lega deve decidere cosa vuole fare da grande. Non presentarsi in Consiglio dei ministri è un fatto molto grave e credo sia un atteggiamento dettato anche dai risultati della campagna elettorale”.
Lo scontro è aperto, mentre il capo del governo vola a Lubiana per il Consiglio europeo. Al suo rientro avrà una nuova grana da risolvere, anche perché nelle ultime ore si fa largo il sospetto che Salvini stia pensando a un “nuovo Papeete”, come rivela una fonte interna al Carroccio. Un rischio per la tenuta della maggioranza, al di là dei numeri che consentirebbero comunque a Draghi di andare avanti.