La gestione delle risorse del Recovery Fund e le nuove stoccate sul Mes dentro la maggioranza. Senza farsi mancare una nuova polemica sulla scuola, con il M5S costretto a fare (ancora) quadrato attorno alla ministra Azzolina.
Alla vigilia di una settimana importante per il governo in Parlamento – mercoledì si vota lo scostamento di bilancio – sono sempre i fondi europei a tenere banco. Giuseppe Conte sta lavorando con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri al piano nazionale di riforme, ma non ancora è stata decisa la regia per la gestione dei 209 miliardi disponibili per l’Italia dal 2021.
Forza Italia con Silvio Berlusconi spinge per una Bicamerale “per scrivere insieme le riforme”; si tratta di un’opzione che viene soppesata dall’esecutivo, seppur intenzionato a far gestire in prima persona al premier i progetti di intervento in base alla strategia politica. Dalle opposizioni, ma anche dai presidenti di Camera e Senato, il messaggio è sempre quello di dare il giusto spazio al Parlamento, dopo una fase di ridimensionamento operativo legata ai Dpcm del lockdown.
Il Recovery Fund e i soldi che arriveranno all’Italia “dovremo essere in grado di spenderli pensando al futuro dei nostri figli” e non “a beghe di cortile”, è però il rilancio polemico del ministro degli Esteri ed ex capo politico del M5S Luigi Di Maio. Proprio i gialli di governo sono gli unici nella maggioranza ad avversare i 37 miliardi del Mes, fondi che potrebbero arrivare subito e che fanno ‘gola’ a Pd, Leu e Italia Viva.
Proprio da Matteo Renzi arriva una frase divisiva: “Io penso che non saranno Zingaretti o Renzi a imporre il Mes, lo farà la realtà. In autunno la crisi sarà tale che i soldi del Salvastati s’imporranno da soli”.Dichiarazioni che fanno storcere il naso al battagliero Stefano Buffagni del M5S che, a margine dell’iniziativa ‘Le Olimpiadi delle Idee’, bolla l’ex premier come un “gufo” e vira verso il Recovery: “Noi ora dobbiamo correre creare una bicamerale mi sembra un’idea di buon senso”. I vertici del Movimento al momento non intendono cedere sul Meccanismo europeo di stabilità, anche se è complesso capire quanto si potrà tirare la corda prima di spezzare il filo che regge questo governo, uscito rinvigorito prima dall’intesa su Autostrade e poi dall’accordo a Bruxelles.
Una buona cartina di tornasole sarà l’Aula, attesa mercoledì a votare a maggioranza qualificata il terzo scostamento di bilancio in pochi mesi. Servono 316 voti alla Camera e 160 al Senato: potrebbe dare una mano Forza Italia, che però assicura che non ci sarà alcun “voto a scatola chiusa” e che un eventuale ok non apre affatto ad un una maggioranza diversa. Occhi su Montecitorio e Palazzo Madama anche martedì, quando Conte farà le sue comunicazioni sullo stato di emergenza. Il governo punta alla proroga fino a fine ottobre, ma le opposizioni non ci stanno, con le Lega pronta a fare ostruzionismo in aula. In attesa di questi due responsi, la domenica politica si chiude con la polemica scuola: Casellati parla di”rischio catastrofe”, ma il M5S difende subito Azzolina: “E’ fuori luogo”. Zingaretti però avvisa gli alleati: “Occorre un impegno di coordinamento straordinario tra Ministeri e il coinvolgimento del personale scolastico per riaprire a settembre tutte le scuole. Non riuscirci sarebbe gravissimo”.