Non solo l’Italia agli italiani, ma anche e soprattutto l‘Italia ai populisti. Sembra questa, e con il passare delle ore è sempre più chiaro, la risposta netta dei cittadini a queste elezioni. Prima ancora che fosse chiaro a noi, era netta la sensazione nel resto del mondo.
Quando i nostri organi di informazione erano fermi su percentuali e collegi da distribuire, la stampa estera già parlava di vittoria di una nuova Internazionale, populista ed euroscettica, che va dalla Lega ai grillini, passando per Fratelli d’Italia e Potere al Popolo. Si tratta di populismi diversi, alcuni più autoritari di altri, sicuramente radicali, che condividono una protesta contro lo status quo.
La divisione è chiara: il cosiddetto ‘mainstream’, da un parte, e chi sta col popolo dall’altra. Questa è stata la grande sfida, vinta a mani basse da chi ha cercato di dare risposte alla sfiducia. Un volto nuovo nel nostro Paese, che ha spiazzato anche chi studia quotidianamente le intenzioni al voto. “Il populismo che è venuto fuori in queste dimensioni così robuste è una sorpresa anche per noi”, sottolinea Maurizio Pessato di Swg. Secondo il sondaggista, dietro al fenomeno “c’è disagio e frustrazione”. Ma, attenzione, non “c’è solo una visione negativa. L’Italia ha dato mandato ad alcuni partiti di mettersi in azione. E’ un investimento a fare sui temi dell’occupazione, della sicurezza e delle pensioni”.
Negli italiani, che con evidenza non si stanno più guardando l’ombelico, è scattato un meccanismo secondo il quale si crede che queste forze politiche uscite vincitrici dalle urne ce la possono fare”. “Si tratta – conclude Pessato – di un investimento positivo chi di non sta con le mani in mano ma si ribella per dare un mandato preciso”.
L’ondata populista, poi, si è trascinata via i grandi della politica: da Berlusconi a D’Alema, passando anche per lo stesso Renzi. Al di là dei dati numerici, emerge è che la pressione e la voglia di cambiamento, che ha portato in auge il Movimento Cinque Stelle e il Carroccio, ha spazzato via l’ordine precostituito. Ne hanno fatto le spese gli attori della politica italiana. “Cio che esce dalle urne – chiude Pessato – è una scelta generalizzata che va oltre la destra e la sinistra e dà vita a un prima e un dopo”.