Sergio Mattarella non ci sta. Trapela dal Quirinale l’irritazione del presidente della Repubblica in merito a diverse dichiarazioni di esponenti politici relativi al nome di Paolo Savona, designato da Salvini e Di Maio come ministro dell’Economia. Una ostinazione che rischia di minare l’autonomia sia del presidente del Consiglio incaricato, che deve scegliere i ministri da proporre al Colle, che quella del capo dello Stato,che sulla squadra può porre l’ultima parola.á
Mentre l’inquilino del Quirinale attende l’esito delle Consultazioni, che Giuseppe Conte ha svolto alla Camera, il messaggio arriva forte e chiaro: il problema non sono i presunti veti del capo dello Stato su alcuni ministri, tanto declamati, piuttosto quello dei diktat nei confronti del premier incaricato e dello stesso inquilino del Colle, che in questa fase esercitano le funzioni previste dalla Costituzione. Insomma il richiamo alla Costituzione arriva puntuale, come un árefrein nei confronti di chi sembra non voler sentire. La preoccupazione di Mattarella è indirizzata evidentemente al rischio di limitare l’autonomia del presidente del Consiglio, come previsto dall’articolo 95 della Carta.
Il richiamo da parte del Quirinale viene immediatamente dopo l’ulteriore blindatura del leader del Carroccio e del capo politico pentastellato di Savona. Salvini insiste sull’uomo all’economia: “E’ la figura in grado di rimettere l’Italia al centro del dibattito in Europa”. Mentre Di Maio ribadisce: “Con Salvini e con la Lega siamo perfettamente allineati ma è chiaro che adesso c’è quello che è il lavoro che passa tra il presidente del consiglio incaricato e il Quirinale. Noi siamo perfettamente allineati su tutto. Stiamo cercando i migliori profili per riuscire a portare questo Paese al cambiamento, tra i nomi c’è sicuramente il nome del professor Savona”. Dichiarazioni che sono difficili da digerire per un capo dello Stato attentissimo alla forma e ai dettami della Costituzione.