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Il marito di Kamala Harris, un uomo pronto a rompere gli schemi

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 I segni del cambiamento, nel bene come nel male, stanno scritti nelle piccole cose. Sempre ammettendo che le questioni di genere, in Politica, possano essere declassificate a temi marginali nel quadro generale. L’impronta decisa che la prossima Presidenza degli Stati Uniti ha marcato sul suolo della storia, è quello di avere una donna, la prima, alla carica di vicepresidente, il riflesso secondario ma sempre privo di precedenti è che il marito della vicepresidente, un avvocato di successo di 56 anni, lascerà la promettente carriera per dedicarsi al ruolo di Second Gentleman, ovvero per fare il marito di sua moglie.  

 E’ notizia di questa settimana che l’avvocato Doug Emhoff, sposato con Kamala Harris in seconde nozze sei anni fa, abbandonerà lo studio legale DLA Piper, di cui è manager e socio. Il progetto di Doug è quello di dedicarsi ad aiutare la moglie nel nuovo incarico, il secondo più importante degli Stati Uniti e forse del mondo intero.  

 “Abbiamo atteso per decenni una così importante inversione nei ruoli di genere ad alto livello”, a sottolineare l’importanza della scelta compiuta e annunciata è una delle massime studiose della storia politica di genere negli Stati Uniti, la professoressa di Scienze politiche all’Università californiana di Sacramento Kim Nalder: “La scelta di Doug ha un valore simbolico senza precedenti”. Alto valore simbolico quindi ma anche valore politico in chiave etica a beneficio della Presidenza: mentre Emhoff non svolgeva nemmeno in passato attività di lobbying, il suo Studio legale, tutela i diritti e gli interessi di importanti gruppi, come la Comcast, Raytheon o il Governo del Portorico. Il taglio di ogni legame con il suo lavoro era stato indicato dall’avvocato di affari come un imperativo morale.   

 Non a caso durante la corsa alle primarie democratiche Doug Emhoff è  diventato molto amico del ‘collega’ Chasten Buttigieg, marito di Pete Buttigieg, primo candidato apertamente gay ad elezioni di questo livello. Pare che i due si incontrassero spesso durante la campagna elettorale dei due consorti, e si raccontassero esperienze e aneddoti delle avventure da ‘pesci fuor d’acqua’, come avevano preso a chiamarsi l’un l’altro per gioco. Tanto che i due si erano rispettivamente citati ed evocati in diversi discorsi pubblici elettorali, come amici invece che come avversari nella corsa.  

  “Al di là del nostro scherzo sui Fish out of Water, si vedeva ad un primo sguardo che Doug era sicuro di trovarsi nel posto giusto in cui doveva essere: di fianco a sua moglie Kamala, per sostenerla e coadiuvarla”, racconta oggi l’amico Chasten ai media. “Tra il serio e il faceto parlavamo spesso del nostro ruolo, persino di quale nome ufficiale potessimo dargli – si diverte a ricordare Buttigieg. Lo facevamo anche con un certo imbarazzo perché era evidente a tutti e due che il solo porsi quelle domande stava e indicare che eravamo dei pionieri su un terreno incredibilmente fino a quel momento non ancora esplorato”. E ancora ricorda: eravamo due pesci fuor d’acqua, io come marito di mio marito, lui come marito di sua moglie e primo consorte ebreo di una candidata donna e afroamericana”.  

 Al vertice della nuova Presidenza americana Emhoff troverà un altro “pesce fuor d’acqua”, un’altra amica con cui ha saputo in questi mesi costruire un profondo rapporoi di sintonia e amicizia: la first lady Jill Biden. La moglie del Presidente eletto Joe ha infatti annunciato da parte sua la rottura di un altro schema uguale e contrario a quello del collega Doug: lei non lascerà il suo posto di insegnante delle scuole superiori. Appoggiata dal marito cercherà di declinare il ruolo di Prima Donna d’America con il suo lavoro al College. Piccoli passi, importanti traguardi.  

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