Omar Radi, un giornalista impegnato nella lotta per i diritti umani, non è stato spiato dalle autorità marocchine, le stesse che nei giorni scorsi hanno respinto un rapporto stilato da Amnesty International.
Secondo la Ong, infatti, Omar Radi sarebbe stato tenuto sotto controllo attraverso uno spyware prodotto dall’azienda istraeliana ‘Nso Group’ nei giorni 27 gennaio, 11 febbraio e 13 settembre 2019 e nei giorni 27-29 gennaio di quest’anno, mentre era intento a navigare sul browser Safari attraverso il suo Iphone. La DGSSI – direzione per la sicurezza dei sistemi informatici – ha fatto sapere che effettua una continua sorveglianza tecnica per individuare la vulnerabilità dei sistemi informatici. E’ la ragione per la quale le autorità del Marocco respingono qualsiasi accusa riguardo Omar Radi, essendo le stesse autorità a fornire ai cittadini i mezzi per difendersi da questi malware.
Pare che gli attacchi subiti dal giornalista siano coincisi con la pre-pubblicazione da parte del DGSSI dei bollettini di sicurezza che descrivono la patch da installare sul cellulare per evitare pericolose intrusioni sul fronte dei dati. E’ il motivo per il quale le autorità del Marocco chiedono ad Amnesty di presentare prove concrete che possano validare il sospetto di spionaggio. Un sospetto che, altrimenti, risulta essere privo di consistenza.