Non è certo una sorpresa, ma la preoccupazione per il dossier Ilva continua a superare il livello di guardia. Come se non bastassero i nodi occupazionali e le ‘tensioni legali’, c’è grande attesa per il parere dei tecnici del ministero dell’Ambiente sul piano di risanamento ambientale del maggior stabilimento per la lavorazione d’acciaio d’Europa.
Un documento richiesto espressamente da uno dei grandi protagonisti del risiko industriale dell’anno, il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, dopo che l’Avvocatura di Stato avrebbe messo in luce profili di illegittimità dell’atto di aggiudicazione di Arcelor Mittal. Ma per annullare l’accordo – ipotesi non esclusa dal governo – serve l’interesse pubblico e il conseguente coinvolgimento del collega Costa. Dalle ultime limature che trapelano, di fatto per il piano ambientale ci sarà un parziale ok. Si chiederà a Mittal un passo in più, anticipando le scadenze intermedie del piano di intervento e agendo sulla copertura dei parchi minerari. Il responso arriverà molto probabilmente il 31 agosto, al più tardi sabato.
NODO OCCUPAZIONE. La corsa contro il tempo per salvare l’azienda rimane però in salita anche per la tutela dei posti di lavoro. Il 15 settembre scade infatti l’ultima proroga concessa dal governo per chiudere l’accordo con i sindacati. Al momento lavorano nelle acciaierie 13.500 dipendenti (scesi di oltre 1.100 rispetto al 2015): ballano quindi quasi 3.500 posti di lavoro che non troverebbero spazio nell’ultimo piano dell’azienda. E i commissari straordinari hanno ribadito che a settembre le casse dell’Ilva saranno vuote, con l’impianto che al momento perde un milione di euro al mese. Tradotto: Mittal dopo aver firmato l’accordo di acquisizione oltre un anno fa ci ha rimesso oltre 32 milioni.
I sindacati hanno lanciato un ultimatum a Di Maio per una convocazione entro l’ultima settimana di agosto; se non dovesse arrivare è pronto un maxi sciopero a Taranto di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb. La data? Dalla Puglia si sussurra che possa essere il 12 settembre. Trema anche l’indotto: gli operatori del reparto logistica di Taranto, addetti alla spedizione, gruisti e conduttori mezzi, in questo periodo son stati dimezzati con lo spettro della cassa integrazione. Mittal intanto aspetta: pur rimanendo fiduciosa, in caso di annullamento della gara è pronta a chiedere un maxi risarcimento allo Stato Italiano dopo aver messo in campo un piano industriale 2,4 miliardi di investimenti. Tutti guardano verso Di Maio: il cubo di Rubik chiamato Ilva campeggia in primo piano sulla sua affollata scrivania.