Il tavolo su Ilva si è interrotto ma la polemica divampa. Protagonista con i suoi tweet al vetriolo il ministro Carlo Calenda che, dopo lunghe trattative, non è riuscito a portare a casa l’accordo fra i sindacati ed Arcelor Mittal. Secondo il titolare del Mise quanto accaduto è “una cosa che sta a metà tra il populismo sindacale e il sindacalismo politico”. “Avevamo messo in piedi un meccanismo per il quale non solo nessuno sarebbe stato licenziato ma a tutti sarebbe stato offerto un posto a tempo indeterminato e gli stessi diritti e retribuzioni del contratto precedente. I sindacati lo hanno respinto. Abbiamo fatto 32 incontri senza nessun risultato. A questo punto con l’avvicinarsi delle scadenze e il cambio di Governo ho ritenuto responsabile fare un ultimo tentativo. Ora la palla passa al nuovo governo”, spiega ancora. Secondo Calenda il principale responsabile dell’accaduto è l’Usb. “Tutti si sono messi ad inseguirla – argomenta il titolare del Mise – Uil e Fiom in testa. C’è solo il no a tutti e tutto”.
Pronta la risposta dell’Unione sindacale di base tirata in ballo da Calenda. “Le stizzite dichiarazioni dell’ormai ex ministro Calenda che accusano Unione Sindacale di Base e Fiom di populismo sindacale per non aver accettato la sua proposta di chiusura dell’accordo per la cessione di Ilva ad Arcelormittal, sono pretestuose e testimoniano la sua personale totale inadeguatezza nel ricoprire un ruolo tanto importante sul piano sociale ed economico”, spiega il sindacato in una nota. “La realtà è che Calenda e il suo ministero hanno gestito sin da primo giorno una vicenda così rilevante sul piano sociale e industriale con una leggerezza ed un pressappochismo inquietante. La stessa scelta di convocare d’urgenza il tavolo Ilva allo scopo di chiudere in tutta fretta l’accordo prima dell’arrivo del nuovo governo è stato un atto dilettantistico e incomprensibile”, aggiungono.
Contro il ministro si scaglia anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che parla semplicemente di “fallimento. Si vergognino tutti gli esponenti del PD che difendono l’indifendibile ministro dello Sviluppo economico e i Governi dei quali ha fatto parte, questi ultimi con esclusivo riferimento alla vicenda Ilva di Taranto. Quel ministro ha fallito non solo perché è un incapace (può succedere che un incapace divenga ministro senza la benché minima esperienza politica e senza avere mai vinto un’elezione) – aggiunge – ma soprattutto perché non si è mai fatto carico dei sentimenti e degli interessi nè dei cittadini tarantini nè dei lavoratori dell’Ilva”.
Un attacco frontale da un collega di partito, mentre fanno scudo i pezzi da novanta del Nazareno. “Sulla questione Ilva condivido il tweet del ministro Calenda”, twitta Matteo Renzi. Dal segretario reggente dei dem, Maurizio Martina, arriva un appello a tutte le parti in causa: “tornino al tavolo del confronto e chiudano positivamente questo sforzo nell’interesse dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie, del territorio interessato e della sua salvaguardia ambientale e di tutto il Paese”. Del resto, come specifica lo stesso Calenda “la porta del Ministero è sempre aperta”. “Occorre però che ci si sieda per discutere sul serio. La proposta c’è, il tempo è poco”, il suo monito che, viste le distanze tra le parti, è destinato a rimanere lettera morta.