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La Dark Polo Gang è ‘British’: il momento del cambiamento

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Tanto per capire ed entrare subito in sintonia con i Dark Polo Gang, un nome una garanzia: sono coatti, mescolano frasi in romano a modi di dire dei rapper americani creando uno slang tutto loro, ostentano quello che hanno. In fondo questo collettivo romano trap ha puntato forte sull’immagine e basato la sua crescita nel mondo della musica indipendente, fino ad arrivare alla firma con una major. Così, guardandoli e ascoltandoli, è facile cadere nel clichè a cui ormai siamo assuefatti: il rapper o trapper arriva da una periferia disagiata, da situazioni familiari disastrose. Ed è qui invece che si sbaglia: Wayne, Tony, Side e Pyrex sono cresciuti nei quartieri borghesi di Roma e alle spalle hanno famiglie normali, a volte benestanti.

Il divario fra l’immagine pubblica e quello che si portano dentro è fotografato in maniera perfetta dalla serie di TimVision di cui sono protagonisti: le loro vite in tv dalla proposta di contratto con la Universal fino ad ora, all’uscita del primo singolo con la casa discografica: ‘British‘. Ma guardando le sei puntate di ‘Dark Polo Gang – La serie’, i duri, sbruffoni e anche un po’ pacchiani, in pochi minuti diventano qualcos’altro. Basta sentire Side che chiede ai cameraman: “Scusate, mi sta telefonando mia mamma, posso rispondere?”. Oppure Tony Effe: “Puoi avere tutti i gioielli del mondo, però alla fine, se stai solo, che fai? Con chi mangi? Con la collana?”. E quindi? E’ Wayne a rispondere: “Nella serie ci siamo aperti, abbiamo fatto vedere cose nascoste fino ad oggi. E’ stata un’esperienza molto figa. Quando mostri la verità e non nascondi niente, tutto ti torna indietro nel modo giusto”. Anzi, la televisione è stata proprio un modo di regalare al pubblico un aspetto inedito: “Volevamo tirare fuori qualcosa di più di noi. Si era creata un’immagine futile, così si può far vedere che dietro ci sono passione e duro lavoro”.

In ‘British’ (rolex, bitch e un flow destinato a farlo diventare un tormentone) non ci sono tutti e quattro i ‘pischelletti’. Manca Dark Side, al centro delle cronache pochi giorni fa per essere stato fermato ad un droga party a Roma. Questo, però, con il progetto c’entra poco: “Non lavoriamo mai tutti e 4 insieme, anche nei pezzi precedenti è andata così. Per noi è una cosa normale”. Intanto stanno preparando le tracce per un album, ne hanno già molte pronte, più di quante si sarebbero aspettati.

Il successo c’era già prima, da tempo, ma di certo il contratto con una major permetterà alla Dark Polo Gang di ricevere più attenzione, avere un budget per prodotti di qualità più alta e arrivare dove da indipendenti sarebbe impossibile. Però, c’è un però. I ragazzi si troveranno a combattere in un mercato praticamente saturo di rap e trap, nel quale dovranno distinguersi. Non nell’attitudine, che difendono a spada tratta. Pure quando si parla delle polemiche su Sfera Ebbasta con i due rolex al Primo maggio: “Il lusso e l’ostentazione fanno parte di questo mondo. Distinguono un rapper da un cantante, in qualche modo ti fanno innamorare del genere. L’ostentazione è un abito di scena”.

Tutta quella esagerazione, intanto, la Dark Polo Gang la metterà al servizio di un evento che dà già l’idea di come entrare in una major abbia allargato il suo orizzonte. Apriranno l’unica data italiana di Post Malone, il 10 luglio a Rock in Roma. In attesa di un tour tutto loro, dopo l’uscita dell’album.

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