Iraq al voto a cinque mesi di distanza dalla sconfitta dell’Isis. Le urne sono state aperte e circa 24,5 milioni di elettori sono chiamati a esprimere la loro preferenza. I sondaggi danno gli sciiti divisi ma vincenti, i curdi in difficoltà e i sunniti messi nell’angolo. Sono le quarte elezioni nel Paese, da quando nel 2003 fu rovesciato Saddam Hussein e, a differenza delle precedenti tornate, la campagna elettorale non è stata accompagnata da violenze. Per evitare comunque tensioni le autorità hanno chiuso le frontiere e lo spazio aereo. Le elezioni si svolgeranno in un clima di allerta nella regione, dato che l’Iraq è terreno di scontro tra due potenze contrapposte, l’Iran e gli Usa, dopo l’annuncio del presidente, Donald Trump, di volersi ritirare dall’accordo sul nucleare.
Il premier uscente Haidar al Abadi, che ha portato avanti al guerra con l’Isis, ieri ha lanciato un appello agli iracheni, invitandoli ad andare alle urne senza timore. Sono ben 88 le liste che si contenderanno i 329 seggi parlamentari, di cui 9 riservati alle minoranze religiose non islamiche. Questa volta, oltre alle tradizionali contrapposizioni confessionali ed etniche tra sciiti e sunniti e tra arabi e curdi, si aggiungono spaccature all’interno delle stesse etnie e fazioni.