Parte male il 2019 per le famiglie e per i conti dello Stato. Il potere d’acquisto dei nuclei base della società italiana è sceso dello 0,2%, mentre l’effetto spread ha colpito i conti pubblici e la crescita degli interessi dovuta al differenziale tra il nostro Btp a dieci anni e il “Bund” tedesco rimasto molto alto durante tutta la complicata sessione di Bilancio dello Stato, ha inciso per circa 1,7 miliardi di costi aggiuntivi. In sostanza, negli ultimi mesi, il debito pubblico ci è costato di più a causa della crescita degli interessi determinata dallo spread.
Potere d’acquisto – Cala dello 0,2% il potere d’acquisto. Secondo i dati dell’Istat, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in Italia è aumentato pochissimo rispetto al trimestre precedente, dello 0,1%, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,3%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all’8,3%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,2%.
Conti pubblici – Il deficit sul Pil nel terzo trimestre del 2018 ha registrato “un miglioramento marginale” all’1,7%, dall’1,8% dello stesso periodo del 2017, perché “l’aumento dell’avanzo primario è stato quasi completamente bilanciato dalla crescita della spesa per interessi”. L’impennata dello spread tra luglio e settembre dello scorso anno è pesata per circa 1,7 miliardi di costi aggiuntivi sui conti dello Stato rispetto al terzo trimestre 2017. La pressione fiscale nel terzo trimestre del 2018 è stata pari al 40,4%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il saldo primario delle Amministrazioni pubbliche (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un’incidenza sul Pil del 2%, a fronte dell’1,6% nel terzo trimestre del 2017. Il saldo corrente è stato anch’esso positivo, spiega ancora l’Istat, con un’incidenza sul Pil dell’1,1% a fronte dell’1,6% nel terzo trimestre del 2017.
Unione Consumatori – “Il Paese arretra”, dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori sui dati Istat relativi a consumi e redditi delle famiglie. “Si peggiora invece di migliorare. Il reddito delle famiglie, – continua – che nel secondo trimestre era salito dell’1,1% rispetto al trimestre precedente, ora sale appena dello 0,1%. Bisogna tornare al terzo trimestre 2016 per avere un incremento più basso”. “Fino a che il potere d’acquisto peggiora ed i redditi restano al palo, – conclude Dona – è chiaro che i consumi non potranno ripartire come servirebbe per rilanciare la crescita e si resterà agli zero virgola. Inoltre, dato che i risparmi non si possono sacrificare a lungo, il rischio che si torni in territorio negativo è dietro l’angolo”.