“Fino a sette-otto anni fa, nella mia classifica c’ero io, poi veniva il lavoro, poi il resto. Ora, in cima a tutto c’è mio figlio, seguito dalla mia famiglia, poi arrivo io e solo dopo il lavoro. Non rimpiango di averlo avuto tardi: a 30-40 anni ero molto preso da me, non avrei saputo fare il padre come lo sto facendo”. Alla vigilia del suo ritorno in tv, il 22 marzo con La Corrida e il 29 con i David di Donatello, Carlo Conti parla, in esclusiva al settimanale ‘Oggi’, in edicola da giovedì, per la prima volta parla di quanto l’arrivo di suo figlio Matteo, cinque anni fa, abbia cambiato la sua vita.
Poi si abbandona a una confessione: “La parola che non ho mai detto in vita mia, babbo, perché il mio è mancato quando avevo 18 mesi, ora è quella che sento dire di più: Matteo mi chiama settemila volte al giorno. Sto recuperando il rapporto con quella parola che nell’infanzia mi è mancata”. Conti parla anche delle polemiche sui rapporti tra Rai e politica: “Faccio il giullare, il varietà, quindi anche se cambiano i governi e ci sono polemiche, dal mio punto di vista non cambia nulla. Qualunque sia il governo, l’intrattenimento rimane intrattenimento”. Ma sui toni che certe polemiche assumono ha un’idea precisa: “È tutto il sistema a essersi incattivito, il nostro modo di vivere, i social. Dovremmo tutti tornare un po’ bambini, imparare da loro a non prendere tutto così sul serio. Abbiamo perso la capacità di ascoltare, siamo sempre tutti contro tutti, sempre schierati”.