Una donna forte, tenace e sensibile, impegnata non solo come medico, ma anche come persona accanto ai suoi pazienti e in particolare alle vittime di violenza. La ‘finzione’ si incontra con la realtà nella ‘Dottoressa Giò’, fortunata serie di Canale 5 interpretata da Barbara d’Urso che al debutto della terza stagione domenica ha confermato l’attaccamento del pubblico per un personaggio mai dimenticato.
Una donna dalla parte delle donne, in prima linea per dare supporto a chi subisce abusi di genere, la cui figura richiama Vittoria Doretti, dottoressa ideatrice del ‘Codice rosa’, un percorso di accesso al Pronto soccorso riservato alle vittime di violenza, sperimentato per la prima volta nel 2010 dall’azienda sanitaria di Grosseto e poi esteso a tutto il territorio regionale. La ‘Dottoressa Giò’ propone un progetto con personale specializzato per assistere le donne che subiscono abusi e vogliono uscirne, perché è l’ospedale il primo – e a volte l’unico – posto a cui hanno la forza di rivolgersi.
Un tributo a una donna che ha ricevuto riconoscimenti ovunque per il suo lavoro, ma anche e soprattutto un monito a fare di più contro la violenza di genere, tema che ricorre in tutti i programmi condotti da Barbara d’Urso. Ora, a più di 20 anni dall’esordio in camice verde nel film tv ‘La dottoressa Giò – una mano da stringere’ del 1995, seguito da due stagioni in onda nel 1997 e nel 1998, la ‘Dottoressa Giò’ è più consapevole e impegnata, e soprattutto decisa a proteggere tutte quelle donne che sono vittime di violenze fisiche e psicologiche. È determinata a costruire un centro di aiuto all’interno dell’ospedale, ma il suo progetto dovrà fare i conti con chi certe pratiche le mette in atto e le protegge. Proprio come nella realtà.