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La tragedia delle sette studentesse in Erasmus: un caso di malagiustizia tra Italia e Spagna

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“Le cose non sono andate nel modo in cui dovevano andare. La dinamica processuale spagnola è stata fin qui assurda e surreale”. A più di tre anni dal tragico incidente stradale avvenuto in Spagna, in cui persero la vita tredici studenti Erasmus, e tra loro sette ragazze italiane, ancora nulla si sa sul perché le cose non siano andate come avrebbero dovuto. Il 20 marzo del 2016, cinque pullman carichi di studenti in Erasmus viaggiavano da Valencia a Barcellona. All’altezza di Freginals, uno dei mezzi usci di strada e si rovesciò. Nell’incidente persero la vita: Francesca Bonello; Elisa Valent; Valentina Gallo; Elena Maestrini; Lucrezia Borghi; Serena Saracino; Elisa Scarascia Mugnozza. Da allora, in tre anni, la magistratura spagnola non è riuscita ad accertare la verità, anzi ci sono stati già due tentativi di archiviazione senza cause nè responsabilità. L’autista disse di essersi addormentato ma poi ritrattò e non sono mai state chiarite le condizioni del pullman e della strada. 

I familiari delle vittime, accolti questa mattina alla Camera in occasione di una conferenza stampa organizzata da Maria Elena Boschi, Matteo Renzi ed Ettore Rosato, chiedono ancora giustizia e vogliono che a farlo sia anche il Governo. “Siamo nelle mani della magistratura spagnola, senza alcuna certezza – dice Gabriele Maestrini – Ora un giudice deve decidere se si farà il processo o ci sarà un’ulteriore archiviazione, dopo le due che ci sono già state. Chiedo al nostro governo una partecipazione più attiva e incisiva perché le nostre ragazze abbiano giustizia terrena: non è successo per fatalità ma per negligenza e incapacità professionale”.

Matteo Renzi era premier quando ci fu l’incidente e anche lui la pensa così: “Questo dolore non è causato dal destino cinico e baro. Siamo in presenza di una clamorosa e scandalosa vicenda che ha nelle istituzioni spagnole il principale responsabile – attacca l’ex premier – E’ un’incredibile vicenda di malagiustizia. Due volte hanno fatto i furbi arrivando all’archiviazione. E’ una clamorosa vicenda giudiziaria spagnola che cerca di mettere a tacere uno scandalo giudiziario. Lo dico nella mia veste di ex presidente del Consiglio”. Il senatore di Scandicci dice che non si permetterebbe mai di “scavalcare l’attuale premier”, ma invita Giuseppe Conte ad esercitare la sua “pressione istituzionale” su Pedro Sanchez: “Al primo ministro spagnolo deve parlare il presidente del Consiglio italiano”, sottolinea chiedendo al Governo di intervenire in modo più incisivo. La stessa richiesta viene da Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato. “Oggi è l’inizio di un lavoro che porteremo avanti insieme alle famiglie, augurandoci che il Governo italiano faccia la propria parte – dice la deputata dem, che da sottosegretaria ha seguito in prima persona la vicenda – La vicenda ha molti lati oscuri e la richiesta di chiarezza delle famiglie deve arrivare in Spagna da parte di tutta la comunità italiana”.

“Riteniamo ci sia bisogno di un’attenzione maggiore delle istituzioni italiane – le fa eco il vicepresidente della Camera – Non è una battaglia politica, serve l’Italia unita. I processi che vanno celebrati vanno celebrati. Non ci possono essere non responsabili. Le istituzioni nazionali non possono essere silenti. Non possono pensare che il tempo passa e le cose si dimenticano”.

Alessandro Saraceno, papà di una delle ragazze scomparse, definisce ‘latitante’ il governo attuale e accusa quello spagnolo di aver amministrato la vicenda “in modo bizzarro e sconcertante”. “Auspichiamo che ci sia un vigoroso impegno diplomatico che porti fare a chiarezza e ad avere giuste pene per i responsabili e vi assicuro che ci sono”. Di più. “Auspico che la Spagna venga esclusa come destinazione Erasmus perché non tutela gli studenti”, aggiunge. Un altro genitore, Giuseppe Scarascia, racconta che le famiglie, insieme, stanno valutando di presentare un esposto di fronte alla Procura generale della Repubblica. “Abbiamo bisogno che le istituzioni ci stiano vicino, solo con il loro aiuto possiamo far presente alla Spagna la nostra richiesta forte di giustizia. Il vero problema – aggiunge – è che la ‘patria europea’ è ancora divisa, ci sono leggi e sistemi di sicurezza differenti. E’ importante anche che l’europa si muova”.

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