A quattro giorni dall’incontro di calcio Lazio – Cagliari e dalla scoperta, il giorno dopo, di riprovevoli adesivi, offensivi della memoria di Anna Frank, la Polizia di Stato della Questura di Roma è giunta all’identificazione, in totale, di 20 tifosi laziali, per 13 dei quali, è stata già inoltrata informativa di reato, nello specifico, per aver commesso atti di discriminazione razziale mediante l’affissione di materiale antisemita, offensivo per il contenuto ed in grado di incitare all’odio razziale.
Già nella serata di ieri, il Questore Guido Marino ha firmato i primi 13 provvedimenti di Daspo, di cui 11 per la durata di 5 anni, uno di 5 anni con l’obbligo di firma, in quanto a carico di soggetto che aveva già scontato un precedente Daspo ed uno per anni 8 con obbligo di firma, in quanto riferito ad un 46enne ultrà laziale che, già in passato aveva scontato 3 distinti periodi di Daspo.
RAZZISMO AL CONTRARIO. “Come si può chiamare un fenomeno del genere fondato su un evidente pregiudizio se non razzismo alla rovescia?”. Così Arturo Diaconale, portavoce della Lazio, parlando su quanto accaduto negli ultimi giorni relativamente agli adesivi antisemiti trovati nella curva sud all’Olimpico. “Questo razzismo alla rovescia aggravato dalla retorica grottesca del politicamente corretto inocula dosi di tensione e di intolleranza estremamente pericolosi nella società italiana. Perché dà un ruolo ai pochi irresponsabili delle curve e mortifica chi vuole manifestare la propria passione sportiva per la squadra del cuore senza farsi coinvolgere in una colpa collettiva di cui non è assolutamente responsabile – si legge in una nota sul sito del club – La Lazio ha subito condannato la vicenda. E con il Presidente Claudio Lotito ha manifestato solidarietà nei confronti della Comunità ebraica e ha annunciato una serie di iniziative concrete tese ad isolare i tifosi estremisti. Ma questa reazione non è riuscita a modificare la convinzione di alcuni secondo cui l’episodio non è ascrivibile all’ignoranza storica di pochi irresponsabili, ma all’intera tifoseria laziale bollata nel suo insieme come antisemita, razzista e violenta. A colpirmi è stata la follia degli autori della riprovevole goliardata. Ma a spaventarmi è stata la determinazione e l’intransigenza con cui si è sentenziato senza possibilità di appello non la responsabilità dei singoli scellerati, ma la colpa collettiva dell’intero popolo laziale”.