Ecco le pagelle di LaPresse della serata finale della 72esima edizione del Festival di Sanremo:
Amadeus – 9,5 – Il voto è a tutta la settimana, ha fatto un Festival quasi ‘miracoloso’, soprattutto sul fronte degli ascolti. Nessuno alla vigilia avrebbe scommesso su un sorpasso rispetto alla sua prima edizione, l’ultima pre-pandemia, nel 2020. Invece ha aumentato l’audience ogni serata, creando uno spettacolo che rimarrà nella memoria della tv. E azzeccando quasi tutte le scelte musicali. Sarebbe 10, mezzo voto in meno solo per la gestione dell”affaire’ Jovanotti.
Sabrina Ferilli – 9 – Arriva all’Ariston con tutta la sua genuinità e conquista il pubblico, soprattutto quando sottolinea che dopo aver pensato all’argomento di cui avrebbe potuto parlare si è chiesta “ma perché devo andare lì a parlare di problemi?”. Commovente il ricordo di Lucio Dalla.
Marco Mengoni – 8 – Sempre impeccabile, non a caso è uno dei più grandi della sua generazione. Bello e importante l’intervento contro gli hater, gli odiatori da tastiera, fatto insieme con il bravissimo giovane attore Filippo Scotti, protagonista del film di Paolo Sorrentino ‘E’ stata la mano di Dio’.
Matteo Romano – 6,5 – A 19 anni apre una finale del Festival di Sanremo, una cosa che farebbe tremare le gambe a chiunque. Ma lui entra con sicurezza, estremamente elegante, e canta bene. La canzone, però, non è il massimo.
Giusy Ferreri – 6 – Una canzone tra le più particolari di questa edizione del Festival, ma non conquista. Lei sempre elegante, esibizione di classe.
Rkomi – 6 – “Sono un cantante atipico, magari non prendo tutte le note ma ci metto il cuore”. Ecco, la pagella se l’è fatta da solo, parlando al pubblico al termine dell’esibizione.
Iva Zanicchi – 6,5 – Classe e padronanza del palcoscenico, con la voce è andata sempre migliorando durante la settimana. Il brano nel 2022 ha però qualcosa di anacronistico.
Aka 7even – 6 – Alla terza esibizione sul suo brano è spigliato e canta rivolgendosi direttamente al pubblico. Anche qui il problema è forse la canzone, che non conquista.
Massimo Ranieri – 9 – La classe non è acqua: questa frase banale è però quella che viene in mente per prima guardando Ranieri cantare la sua ‘Lettera di là dal mare’. Tradito dall’emozione nella prima serata, per lui è diventato difficile scalare la classifica. Ma è Premio della Critica, meritatissimo.
Noemi – 7 – La voce non le manca, e ce la mette tutta. Canzone orecchiabile, la sua partecipazione al Festival lascerà bei ricordi, anche per la sua interpretazione nella serata delle cover.
Fabrizio Moro – 6,5 – Brano nella media, interpretazione molto intensa, anche lui molto elegante sul palco.
Dargen D’Amico – 8 – La vera sorpresa di questo Festival, fa ballare l’Ariston e anche la sala stampa. Spiritoso e spigliato, fa battute con Amadeus che a un certo punto è costretto ad apostrofarlo con ‘Zitto’. La sua canzone è già un tormentone.
Elisa – 9,5 – Come voce, stile, classe, anche eleganza nel modo di presentarsi sul palco, è decisamente la migliore di questo Festival. Canzone bella, anche se non all’altezza delle sue migliori.
Irama – 6,5 – Una canzone non indimenticabile, lui felice di essere sul palco dopo un Festival, lo scorso anno, vissuto in quarantena.
Michele Bravi – 7 – Artista particolare, un outfit con un grande mantello nero stile Transilvania, la canzone è sopra la media di questo Festival e ha un ritornello speciale.
La Rappresentante di Lista – 8,5 – E’ certamente la canzone che resta più impressa di questo Festival, ‘Ciao ciao’ è un vero e proprio tormentone che tutta l’Italia ha già imparato a ballare.
Emma – 8,5 – Una delle canzoni più belle di questo Festival, valore aggiunto il grande affiatamento con la direttrice d’orchestra, Francesca Michielin. La sentiremo a lungo in radio.
Mahmood e Blanco – 8,5 – Dall’inizio dati per favoriti, sanno tenere il palco ed emozionare. Il brano non è all’altezza di alcuni altri in gara, ma insieme sono fortissimi.
Highsnob e Hu – 8,5 – Debuttanti su un palco tanto importante tra colleghi molto più smaliziati, sono bravissimi fin dalla prima serata e portano un brano molto romantico, particolare e bello. Rivelazione.
Sangiovanni – 6 – Tipica canzone a cui ci ha abituato, ammiccante e pronta per sfondare in radio e tra i giovanissimi. Poteva fare di più.
Gianni Morandi – 7,5 – Il connubio con Jovanotti è ormai collaudato, ma il brano sanremese non convince del tutto. Ritmi accattivanti, niente di eccezionale. Interpretazione perfetta, su questo Morandi resta una garanzia.
Ditonellapiaga e Rettore – 7 – Con il passare delle serate migliorano, migliora sempre anche l’intesa. Canzone volutamente provocatoria.
Fanno il loro show, e si balla.
Yuman – 6 – Canzone non eccezionale, lui visibilmente emozionato soprattutto al debutto. Grandi prospettive, voce potente.
Achille Lauro – 7,5 – L’artista ha ancora una volta più peso del cantante, fa il suo show, porta all’Ariston l’Harlem Gospel Choir.
Provoca, sempre imprevedibile. Promosso.
Ana Mena – 6,5 – Parte piano, nella prima serata è ultima ma poi pian piano prende fiducia e conquista anche il favore del pubblico, con una canzone solo da ballare. Anche lei si candida a tormentone.
Tananai – 5,5 – Non azzecca la canzone giusta per questo Festival, ma le potenzialità ci sono. Rimandato.
Giovanni Truppi – 6,5 – Porta uno stile diverso, un brano molto particolare. Il suo presentarsi ostinatamente in canottiera sul palco dell’Ariston non lo aiuta.
Le Vibrazioni – 6,5 – Spesso penalizzati dall’orario di esibizione, anche in finale escono per ultimi. La canzone è l’unico tocco rock del Festival, loro l’unica band. Fanno il loro.