La settimana calda del Senato è alle porte. La legge elettorale arriverà in aula martedì 24 ottobre, con o senza mandato al relatore. Dopodiché ci saranno tre giorni, al massimo tre e mezzo, per votarla, in quanto il 27 ottobre, come da calendario dei lavori, è previsto inizi la sessione di bilancio. I tempi ristretti fanno ipotizzare alle opposizioni che il governo ponga la fiducia su di un testo che probabilmente approderà in aula a Palazzo Madama senza mandato al relatore (il senatore di Ap Salvatore Torrisi). A quel punto, Forza Italia e Lega potrebbero decidere di non partecipare al voto. Otterrebbero così due risultati: non votare la fiducia a un governo in cui loro sono all’opposizione e, allo stesso tempo, abbassare il quorum previsto per approvare una legge a cui sono sostanzialmente favorevoli. È quasi certo invece il voto contrario di Articolo1-Mdp, oltre naturalmente a quello di Sinistra italiana. Ala, invece, potrebbe votare la fiducia come già in altre occasioni.
All’interno del gruppo Pd la posizione rispetto a una nuova fiducia – che alla fine potrebbero essere tre o cinque – è attendista, si aspetta di vedere quanti emendamenti saranno presentati in aula. Il termine per depositarli è lunedì alle 13, stessa cadenza fissata per quelli alla legge contro i vitalizi – come richiesto dal M5S in segno di rispetto -. “Il gruppo sembra proprio compatto”, assicura il capogruppo Dem Luigi Zanda che semplifica la questione con un ‘prendere o lasciare’. “Abbiamo discusso – spiegava ieri al termine dell’assemblea con i senatori – della necessità che il Senato scelga se andare al voto tra pochi mesi con la nuova legge oppure andare con due leggi che produrrebbero due Camere elette in modo diverse e probabilmente con due maggioranze diverse”.
Sono 179 le proposte di modifica del Rosatellum bis: una settantina del M5S, poco più di venti di Mdp-Articolo1, una quarantina di Sinistra italiana. Nel Pd il senatore Francesco Giacobbe ha presentato un emendamento sul voto all’estero, chiedendone la soppressione. Posizione simili a quella dei Cinquestelle che chiedono l’abolizione della norma ribattezzata ‘salva Verdini’. I Cinquestelle intanto si danno appuntamento – bendati di bianco – vicino al Senato mercoledì 25 ottobre per una manifestazione di protesta sotto lo slogan ‘Tagliatevi i vitalizi, non la democrazia’. Una delegazione del Coordinamento per la democrazia costituzionale (ex Comitato per il No e contro l’Italicum) è stata ricevuta questa mattina dal presidente del Senato. A Pietro Grasso sono state consegnate le 160mila firme raccolte in poche settimane in calce all’appello con cui si chiede “che siano ricostruite le condizioni di legittimità democratica del Parlamento” cioè “che il prossimo Parlamento non sia eletto un’altra volta con una legge elettorale incostituzionale, che sia consentito a tutti i cittadini elettori di scegliersi liberamente i propri rappresentanti, che sia eliminato ogni meccanismo che manipoli la volontà degli elettori (come il voto unico) o che possa alterare la volontà espressa dal voto popolare”.