Continuano gli scontri in Libia. Le forze aeree del Governo di accordo nazionale (Gna), guidato da Fayez al-Sarraj, hanno condotto raid su postazioni dell’Esercito nazionale libico (Eln) fedele al generale Khalifa Haftar nei pressi di Gharyan, a sud di Tripoli. Lo ha riferito Libya Observer su Twitter, informando anche che l’aviazione dell’uomo forte della Cirenaica ha a sua volta bombardato il campo di Sadawi a Ein Zara, sempre alla periferia della capitale, dove si trova un centro di detenzione per migranti. In questo raid non ci sarebbero state vittime, secondo la testata.
Dall’inizio degli scontri nella zona di Tripoli circa 13.500 persone sono state sfollate, 4mila delle quali in 24 ore. Lo ha fatto sapere l’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari (Ocha), diffondendo un rapporto sulla situazione in Libia. “La comunità umanitaria è preoccupata per l’aumento del numero di vittime civili, tra cui personale medico”, si legge nella relazione, che specifica che in una settimana tre operatori sanitari sono stati uccisi e cinque ambulanze sono state messe fuori uso da schegge di proiettili. Secondo l’ufficio Onu, 3.900 persone hanno chiesto l’evacuazione dalle zone colpite dai combattimenti, ma non hanno potuto essere trasferite in zone più sicure.
Per otto su 10 civili, spiega infatti il rapporto, non è possibile organizzare l’evacuazione dalle zone di conflitto. Sono invece 900 le persone che attualmente sono confluite in rifugi collettivi, mentre le autorità locali ne stanno allestendo ulteriori per accogliere le famiglie sfollate. Per l’Ocha sono necessari 190 milioni di dollari, allo scopo di raggiungere l’obiettivo di finanziamento per il piano di risposta umanitario del 2019, e l’agenzia definisce “urgentemente necessari fondi aggiuntivi”.
Intanto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte afferma: “L’italia vuole avere un ruolo in Libia come lo ha sempre avuto. Il ruolo dell’Italia è quello di un Paese facilitatore, per il processo di stabilizzazione e pacificazione dell’intero territorio. È la ragione per cui pur dialogando con tutti, ovviamente sosteniamo quella che è l’azione delle Nazioni unite e riteniamo che tutti gli attori stranieri, gli esponenti della comunità internazionale debbano lavorare tutti insieme per non consentire che le divisioni sul territorio libico tra gli attori libici, si possano riprodurre e amplificare nell’ambito della comunità internazionale” aggiunge.