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Lodi, dubbi su ristoratore. Fratello ladro: Vogliamo giustizia

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Nella morte di Petre Ungureanu, il 32 enne rumeno colpevole di aver rubato qualche stecca di sigarette e l’incasso della serata all’Osteria dei Amis a Grugnano, frazione di Casaletto Lodigiano, “ci sono delle cose che non tornano”. Parola del procuratore di Lodi Domenico Chiaro, che insieme al pm Laura Siani da giovedì notte sta indagando su quel furto finito in tragedia. Una vicenda anomala per il Lodigiano, assicurano gli inquirenti, dove di irruzioni in appartamenti e locali ce ne sono al massimo due o tre all’anno.
Petre e i suoi complici, però, sembravano determinati a andare fino in fondo. Il ristoratore Mario Cattaneo, che ha cercato di difendere, fucile alla mano, la sua famiglia e il suo locale, adesso racconta di una barricata nel cortile dell’edificio dove il 67enne lavora e abita con la moglie.  Nello stesso edificio c’è anche l’appartamento dove vivono il figlio Gianluca, che giovedì insieme a lui ha cercato di respingere i ladri, la nuora e i tre nipotini. Per gli inquirenti, Cattaneo avrebbe rotto con una spallata la porta che dal cortile conduce porta ai piani superiori, bloccata con una corda di nylon, tavoli, sedie e altre masserizie hanno trovato nel cortile. In pratica, sarebbe stato lui a andare in contro al pericolo e non viceversa. Nel primo interrogatorio, invece, l’uomo aveva raccontato che un colpo era partito accidentalmente mentre un ladro stava strattonando la canna del suo fucile. Ma c’è di più. Adesso un vicino racconta di aver sentito due spari, non uno solo. Cattaneo inizialmente ai militari non aveva neppure detto di aver usato il suo fucile, che aveva riposto scarico nell’armadio e che ha consegnato agli investigatori solo ore dopo. Sulla cancellata che i ladri, inclusa la vittima, hanno scavalcato per fuggire, sono anche state trovate tracce di sangue. La corsa di Petre, però, si è fermata ad appena 150 metri dall’Osteria dei Amis, nel vialetto accanto al piccolo cimitero di Grugnano, dove il giovane romeno è morto dissanguato. La rosa di pallini che lo ha ferito all’altezza della scapola sinistra è stata sparata da “una distanza ravvicinata”, spiegano gli inquirenti, e non ha lesionato organi vitali ma ha provocato una forte emorragia. Alcuni pallini sono fuoriusciti dal petto del 32enne, mentre altri si sono conficcati nella sua schiena. Indizi importanti, ma non sufficienti a tracciare un quadro preciso di quello che accaduto. Una risposta più precisa la potrà dare solo l’autopsia, eseguita questa mattina all’istituto di medicina legale di Pavia, dov’è arrivato per il riconoscimento anche il fratello della vittima, Victor Ungureanu, che fa l’operaio in Svizzera. “Io e la mia famiglia perdoniamo Mario Cattaneo davanti a Dio: non vogliamo vendetta ma solo giustizia”, ha spiegato, ancora sotto choc. Ad avvisarlo, sono stati i complici del fratello, telefonandogli da un cellulare che poi hanno distrutto.
 

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