Sugli Stati Generali del M5S arriva una bomba. Dopo qualche giorno di silenzio, Davide Casaleggio riappare sulla scena pubblica e accende il dibattito nel Movimento 5 Stelle. Basta un post su Facebook, qualche riga e la discussione prende subito fuoco. Il figlio del co-fondatore se li leva tutti i sassolini dalle scarpe. Innanzitutto svelando un retroscena: “Ho ricevuto ieri l’invito a partecipare nella discussione di domenica, ma ho deciso di declinare perché ritengo che se ci sono delle regole di ingaggio, queste debbano essere rispettate”. Il primo colpo è subito allo stomaco.
Ma è solo l’inizio. Quello che al presidente dell’Associazione Rousseau proprio non va giù del ‘non-Congresso’ pentastellato, è che “leggendo il documento di guida della discussione del primo giorno, registro che molte decisioni sono già state date per acquisite e si chiedono solo i dettagli”. Parafrasando i termini culinari, l’accusa ai vertici è di aver proposto un piatto precotto alla base. Indigeribile per Casaleggio jr: “Su altre, come la questione sul vincolo dei due mandati l’indicazione dai territori è stata chiara, ossia che rimanga intoccabile, ma al primo punto del documento guida si indica esplicitamente di dibattere su eventuali deroghe da adottare”.
Il terzo colpo è comune con Alessandro Di Battista, e riguarda i risultati della consultazione online per la scelta dei 30 oratori di oggi. “Penso sia doveroso pubblicare i voti sia dei delegati, sia dei relatori prima dell’evento”. Poi, l’ultimo missile terra-aria, quello che (forse) fa più male: “Non vorrei che si arrivi al paradosso che a scrivere le regole siano anche coloro che per primi non le rispettano”. Come se non bastasse, durante la prima giornata degli stati generali appare sulla bacheca di Rousseau un lungo post con i costi di gestione del Movimento: “Grazie a noi, riesce a sostenere la propria struttura logistico-organizzativa con soli 1,3 milioni di euro l’anno”.
I ‘cazzotti’ di Casaleggio arrivano a segno. Tant’è vero che a strettissimo giro di posta Vito Crimi replica a tono, nel video di presentazione dell’evento. “Oggi, più che conoscere quanti voti ha preso questo o quello, gli iscritti hanno bisogno di sapere come il loro contributo verrà preso in considerazione”. Il capo politico conserva l’aplombe ma si nota comunque l’irritazione: “Non è la prima volta che accade, ogni volta che un percorso non si è chiuso abbiamo sempre congelato i risultati”, che saranno resi pubblici una volta che il percorso sarà completato. Anche sulla regola dei due mandati, Crimi spiega che il “principio è stato confermato da tutti, però in ogni occasione è stato posto il problema di valorizzare le esperienze”.
Le parole del reggente, però, non convincono Barbara Lezzi: “È importante sapere quanti dei nostri iscritti sono rappresentati da ogni singolo oratore, altrimenti il suo discorso varrà solo per sé e si alimenterà il temuto personalismo”. L’ex ministra del Sud chiede trasparenza e rilancia un interrogativo molto difficile da affrontare per il mondo pentastellato: “Perché i portavoce non in regola con le restituzioni siedono ai tavoli per parlare di principi e regole?”. C’è polemica nel mondo Cinquestelle, ma anche i cosiddetti ‘pompieri’. Come Roberto Fico, che ricorda a tutti come questa sia la “prova di maturità per una forza politica che rappresenta milioni di italiani e governa il Paese”. Quindi, ammonisce il presidente della Camera, le regole sono “condivise e accettate da tutti per volare alto, non per fare prove muscolari”. Oggi galle 15.30 parleranno il premier, Giuseppe Conte, il capo delegazione e Guardasigilli, Alfonso Bonafede, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro e concluderà Crimi. Ma soprattutto interverranno Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, i due osservati speciali. In attesa di capire se Beppe Grillo scioglierà la riserva. Per ora è più sì che no, quindi se ne vedranno delle belle.