Il M5S passa all’Alde. “Hanno partecipato alla votazione 40.654 iscritti certificati. Ha votato per il passaggio all’Alde (Alliance of Liberals and Democrats of Europe) il 78,5% dei votanti pari a 31.914 iscritti, 6.444 hanno votato per la permanenza nell’Efdd (Europe of Freedom and Direct Democracy), il gruppo del quale fa parte l’Ukip di Nigel Farage, e 2.296 per confluire nei non iscritti. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato. Come nella precedente votazione sul codice etico, anche per il passaggio al gruppo del Parlamento Ue guidato da Guy Verhofstadt ha votato meno di un terzo degli iscritti M5S sul totale di 135.023 risultanti. Fin qui nulla di strano, il colpo di scena è la bozza di accordo sull’ingresso del M5s in Alde tra Beppe Grillo e il presidente di Alde Guy Verhofstadt datata 4 gennaio, quattro giorni prima dell’annuncio della votazione online degli iscritti.
“L’ Alde e il Movimento 5 Stelle condividono i valori fondamentali di libertà, uguaglianza e trasparenza”, si legge nella bozza, proveniente da fonti interne al Parlamento europeo e pubblicata in allegato a una lettera aperta che invita l’ex premier belga Guy Verhofstadt a non stringere un’alleanza tra Alde e M5S. A firmare il testo sono Alessandro Fusacchia, già capo di gabinetto al ministero dell’Istruzione sotto l’ex ministra Stefania Giannini, Alberto Alemanno, Francesco Galtieri, Giuseppe Ragusa, Valerio Riavez e Alessio Terzi. Nella missiva il gruppo elenca una serie di motivi per cui sconsiglia l’ingresso del Movimento fondato da Beppe Grillo nel gruppo guidato dal candidato liberale alla presidenza del Parlamento europeo.
“Entrambi – si legge nel testo della bozza di accordo – vogliamo rafforzare l’influenza dei cittadini sulle decisioni che li riguardano, anche attraverso lo sviluppo di meccanismi di democrazia diretta e per motivare le persone a partecipare e impegnarsi in politica. Ancora più importante, siamo entrambi forze riformiste che vogliono cambiare radicalmente il modo in cui l’Unione europea funziona oggi. Ci impegniamo per una revisione fondamentale, perché l’Unione europea di oggi non è in grado di fornire i risultati che i cittadini si aspettano in termini di prosperità e di protezione, alimentando sfiducia e disillusione invece di costruire fiducia e impegno”.
L’euro va mantenuto ma non basta, servono una nuova governance. E’ uno dei passaggi fondamentali della bozza di accordo tra il M5s e l’Alde datata 4 gennaio. “Negli ultimi dieci anni – si legge nel testo – la nostra moneta unica ha dimostrato di essere stabile e resistente agli shock esterni, ma non è stata all’altezza nel rafforzare la nostra economia e il raggiungimento della convergenza tra le economie nazionali”. Perciò, prosegue il documento, “abbiamo bisogno di costruire intorno alla moneta comune un sistema che è in grado di assorbire shock economici nella zona euro e che ha bisogno di essere gestito da una nuova governance che deve essere integrata in strutture trasparenti e democratiche”.
Insomma niente cancellazione dell’euro, quando piuttosto un tagliando: “E’ giunto il momento di correggere alcuni dei difetti che lo contraddistinguono”. “Abbiamo anche bisogno di rivedere – prosegue il testo – il modo in cui vengono monitorati i bilanci nazionali, e di introdurre un nuovo codice di convergenza che si concentri sulle riforme significative e garantisca il valore della moneta nella spesa dei servizi pubblici invece che sui numeri di bilancio”.