“A proposito di post-verità, qui bisogna mettersi d’accordo su un punto: io accetto ogni tipo di domanda e rispondo liberamente. Già l’ho dimostrato in passato: quando penso una cosa, la dico. Però, che ci sia sempre qualcuno pronto a inventare di sana pianta narrazioni e ricostruzioni che non stanno né in cielo né in terra non va bene. Questa è concorrenza sleale in un mercato altamente competitivo come l’editoria in Italia: un giornalista inventa e gli altri, pur di non prendere il buco, gli vanno dietro. Questa concorrenza sleale fa male al Paese, perché così facendo non solo si danneggia il diritto ad essere informati dei cittadini, ma si sminuisce anche lo stesso valore professionale del giornalismo”. Così su Facebook la deputata M5S Roberta Lombardi. La componente del comitato d’appello dei Cinquestelle riporta due articoli di giornale, sottolineando come in uno ci sia una ricostruzione “piuttosto fantasiosa” di dichiarazioni che lei non avrebbe mai rilasciato.
“Nell’intervista ufficiale – spiega Lombardi -, alla domanda se il codice etico rappresenti ‘un intervento ad personam nel caso dovesse arrivare un avviso di garanzia a Virginia Raggi’, rispondo: ‘E’ un codice per il M5S, per tutti i portavoce in ogni istituzione e per chi sarà eletto un domani’. Un codice, dunque, rivolto anche alla sottoscritta. Ripeto: questa che leggete è la mia posizione ufficiale, proprio perché rilasciata in una intervista che ho voluto dare io al giornalista. Funziona così, no? I giornalisti fanno le domande, com’è giusto che sia, e i rappresentanti politici rispondono. Ed io così ho fatto. Poi, però, ti svegli la mattina, apri un altro giornale (in questo caso, appunto, La Stampa, lo stesso che si inventò la storia su Beatrice Di Maio) e leggi che io, parlando con altri (dove? quando? perché?), avrei detto il contrario. Ovviamente, il tutto citando fonti non meglio identificate”.