Cinquanta ricorsi da parte di altrettanti iscritti al M5s potrebbero arrivare contro la nuova associazione dei Cinquestelle. Tra questi, anche portavoce locali e nazionali. Ad annunciarlo è l’avvocato Lorenzo Borrè, noto per i casi Cassimatis e Napoli (per citarne solo due). “Ci sono 50 persone che al 99% presenteranno ricorso contro la nuova associazione che, secondo la mia analisi giuridica, non avrebbe il diritto di chiamarsi nello stesso modo di quella fondata nel 2009”, spiega il legale. “Ci sono anche dei portavoce che però non mi hanno ancora conferito la procura”. Nell’arco di una settimana sarà chiaro se le richieste di ragguagli e chiarimenti si trasformeranno, come sostiene Borrè, in altrettanti ricorsi. Un’altra tegola sul Movimento mentre entrano nel vivo le selezioni che porteranno a una lista di candidati per le parlamentarie e dopo le proteste dovute alla difficoltà di iscriversi causa il sovraffollamento di Rousseau. Altro intoppo, l’indirizzo sbagliato fornito per inviare i certificati penali richiesti dal blog di Beppe Grillo.
Nel frattempo, per evitare spiacevoli fughe di notizie, gli ‘autocandidati’ Cinquestelle sono stati invitati a non rilasciare interviste. Lo spiega su Facebook lo stesso Emilio Carelli, ex direttore di SkyTg24. “Colgo l’occasione per ringraziare i tanti miei colleghi che mi hanno cercato in questi giorni chiedendomi interviste – mette nero su bianco -, che nel rispetto delle regole valide per tutti i candidati 5Stelle, non ho rilasciato”. In realtà, nel nuovo statuto non ci sono restrizioni in tal senso. L’unica regola che potrebbe avvicinarsi è quella contenuta nel codice etico laddove all’articolo 2 si definiscono gli “obblighi per i soggetti candidati in competizioni elettorali”. Tra questi, “si obbliga in particolare a non diffondere o utilizzare, senza giustificato motivo, dati, informazioni o documenti riservati conosciuti o ricevuti in ragione dell’appartenenza al MoVimento 5 Stelle”. Ma nessun accenno a interviste sulla scelta individuale di autocandidarsi. Nonostante l’ordine di tenere le bocche cucite, tuttavia, cresce il numero di quanti dichiarano di essersi presentati al ‘contest’ per concorrere a un posto in Parlamento.
Chiamati a scendere in campo, tanto per i collegi uninominali quanto per i plurinominali, anche i collaboratori più fidati dei vertici. A maggior ragione se si sono già fatti un nome, come l’ex portavoce Unicef Vincenzo Spadafora che sembra essere stato preso in considerazione tra i ‘papabili’. Nella schiera dei giornalisti figurano, oltre a Carelli, Gianluigi Paragone, Franco Fracassi e Ivo Mej. Tra i nomi della società civile compaiono quello di Ugo Grassi, docente universitario e tra i promotori del No al referendum costituzionale.