Aria di festa e di trionfo, una overdose di slides piuttosto basiche ma proprio per questo di grande impatto, il signor Rossi e la signora Bianchi, Nonno Mario e il navigator, musica quasi ‘a palla’, sorrisi. Molti sorrisi compiaciuti. E poi, di riflesso, una sorta di ‘lectio magistralis’ ai giornalisti sul reddito di cittadinanza affinché nello scriverne o nel parlarne non si commettano (più) errori e omissioni tali da sminuire la portata del trionfo di cui sopra. Per la verità, non è emerso nulla di nuovo sotto le luci al neon della sala di un centralissimo hotel romano che ha ospitato la kermesse, però a una sorta di Cepu sul decretone non si può dire di no. Unico problema serio l’identificazione dei nomi con i cognomi, perché erano tutti Luigi, Alessandro, Giuseppe, Beppe.
C’erano tutti o quasi, quelli del Movimento 5 Stelle: e chi non c’era tra ministri, senatori, onorevoli, attivisti, era assente giustificato. E chi non c’era più, come Gianroberto Casaleggio, è stato evocato da un video e accompagnato da un lungo interminabile applauso. Un secondo video, quello di Beppe Grillo, l’altro fondatore del Movimento, ha chiuso la mattinata di autopromozione in vista delle elezioni europee e di ‘istruzione’: l’Elevato, con immagini un po’ sfocate, parlando sottovoce, ha definito il reddito di cittadinanza e quota 100 (ma il pannello di polistirolo del provvedimento più caro alla Lega è scomparso dal palco prima dell’inizio) la “più grande manovra della storia”. Esagerava, sì, però i toni erano quelli leggeri di un comico più che di uno statista.
Lino Banfi nella commissione italiana dell’Unesco è stato il primo e unico colpo a sorpresa di giornata. Il vicepremier lo ha assestato subito per spiazzare tutti, insomma qualche minuto lieve per poi andare sul pesante. Di slide in slide, spiegando e liofilizzando i concetti, sul palco è salito anche Alessandro Di Battista, la risposta mediatica a Matteo Salvini dei cinquestelle. Per qualcuno la Chiara Ferragni pentastellata. Più o meno con lo stesso piglio del ministro dell’Interno e con una confidenza social molto spiccata, il ‘cittadino semplice’ Dibba ha sferrato pronti-via un cazzotto al Pd che raccoglie firme contro il reddito di cittadinanza. Non che ce ne fosse la necessità, ma l’incipit è servito per capire come sarà la campagna elettorale dei prossimi mesi, su quale piano inclinato ci si potrà adagiare per conquistare voti a destra e – soprattutto – a sinistra.