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Mafia, rapito davanti alla figlia e ucciso 17 anni fa: 4 arrestati

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I carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro importanti esponenti di Cosa Nostra, emessa dal gip del Tribunale di Palermo, Fabrizio La Cascia, su richiesta della Procura diretta da Francesco Lo Voi, sotto il coordinamento dei sostituti procuratori Annamaria Picozzi, Roberto Tartaglia e Amelia Luise. Si tratta di Ferdinando Gallina, nato a Carini il 21 maggio 1977; Giovan Battista Pipitone, nato a Carini il 24 luglio 1949; Vincenzo Pipitone, nato a Torretta il 5 febbraio 1956; Salvatore Gregoli, nato a Palermo il 24 gennaio 1958. Sono ritenuti responsabili dell’omicidio di Giampiero Tocco, vittima di lupara bianca.

Il 26 ottobre 2000 Tocco era stato sequestrato da un commando di uomini travestiti da poliziotti che avevano inscenato un posto di controllo a Terrasini: quando lo fermarono, mentre era alla guida del suo fuoristrada, a bordo c’era la figlia di sei anni che venne risparmiata. Dopo che i sequestratori lo portarono via, fu proprio la bambina a chiamare la madre e fornire indicazioni sull’accaduto attraverso un disegno. Il tutto venne registrato dalle microspie che i carabinieri avevano installato nel fuoristrada poiché sospettavano il coinvolgimento di Tocco nell’uccisione di Giuseppe Di Maggio, figlio del noto Procopio, già reggente della famiglia mafiosa di Cinisi e storico alleato di Totò Riina.

Alla svolta nelle indagini hanno contribuito le recenti dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Antonino Pipitone, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, e quelle dei pentiti Gaspare Pulizzi e Francesco Briguglio. Tali dichiarazioni e i conseguenti riscontri eseguiti dai militari dell’Arma hanno consentito di ricostruire il delitto (per il quale furono già condannati in via definitiva Salvatore Lo Piccolo, Sandro Lo Piccolo, Damiano Mazzola e i due collaboratori di giustizia, Gaspare Pulizzi e Francesco Briguglio) e determinare i ruoli ricoperti dagli attuali destinatari del provvedimento restrittivo.

Antonino Pipitone e Salvatore Gregoli inscenarono (con l’aiuto di Ferdinando Gallina, Gaspare Pulizzi,  Damiano Mazzola, Salvatore Lo Piccolo e Sandro Lo Piccolo che fungevano da ‘staffetta’), il finto posto di controllo della polizia, indossando delle apposite pettorine e utilizzando un’auto con lampeggiante per fermare il fuoristrada, sequestrare Tocco e portarlo in un’abitazione a Torretta. Giovan Battista Pipitone e Vincenzo Pipitone, con Salvatore e Sandro Lo Piccolo, interrogarono e uccisero la vittima strangolandola; Ferdinando Gallina, detto Freddy, e Gaspare Pulizzi effettuarono i sopralluoghi preliminari lungo l’itinerario percorso nei giorni precedenti dalla vittima, partecipando poi alla staffetta di supporto ai finti poliziotti; Gallina e Pulizzi caricarono il cadavere all’interno di un’auto e lo trasportarono in Contrada Dominici di Torretta, dove venne sciolto nell’acido alla presenza di Angelo Conigliaro (deceduto), Vincenzo, Giovan Battista e Antonino Pipitone.

Le dichiarazioni di Antonino Pipitone hanno confermato il movente del delitto che, effettivamente, è da ricollegare alla scomparsa del figlio di Procopio Di Maggio, ‘Peppone’, e alla reazione di stampo mafioso decisa dai Lo Piccolo a quell’episodio, considerato una sorta di attacco al loro dominio criminale.

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