Non è allarmato ma certo molto provato per ciò che è accaduto nel suo ospedale. Claudio Paternoster, primario di malattie infettive all’ospedale Santa Chiara di Trento racconta a LaPresse gli ultimi giorni di Sofia, la bambina di 4 anni morta di malaria all’ospedale di Brescia. “E’ arrivata in ospedale – dice il medico – con la febbre alta. E’ stata mandata a casa ed è tornata in pronto soccorso che era già molto grave ed è stata subito portata nel reparto di Terapia Intensiva”. La diagnosi di malaria è stata accidentale, vista la straordinarietà della malattia. “Noi pensavamo – continua – a una meningite. La diagnosi è stata scoperta grazie alla scrupolosità di un nostro tecnico che si è accorto di un risultato anomalo dell’emocromo. Ha lanciato l’allarme ai medici e lì è stata scoperta la malaria”. Ma era troppo tardi. La bambina è stata immediatamente trasferita in elicottero alla Rianimazione pediatrica di Brescia dove è deceduta poco dopo.
“Questo caso, per noi – dice – è un’assoluta novità. In Italia, per quanto accertato finora, non esiste un vettore in grado di trasmettere la malaria. Lavoriamo anche su una ipotesi che paradossalmente auspichiamo la più verosimile”. “Circa un mese fa – racconta – la piccola è stata ricoverata da noi per un episodio di diabete. In quei giorni, nel reparto di pediatria, erano ricoverati due fratellini, residenti a Trento, ma tornati da un viaggio in Burkina Faso”. Ma per il dottore non si tratta di trasmissione diretta. “Sono descritti casi – sottolinea il medico – in cui accidentalmente nel bagaglio che le persone si portano rimangano le zanzare portatrici della malattia. La chiamiamo ‘malaria da bagaglio‘. Se così fosse sarebbe una drammatica fatalità ma ci tranquillizzerebbe perché significherebbe che in Italia non è tornata a vivere l’Anopheles“.
Per quanto riguarda il diabete di cui soffriva la bimba il medico dice: “Certo potrebbe aver acuito l’infezione, anche se ha giocato contro di lei la sua età. La maggior parte delle morti nel mondo avviene sotto i cinque anni, perché dopo, l’essere umano ha maggiore resistenza”.
Così come la procura di Trento anche la direzione sanitaria di Trento e lo stesso Partenoster stanno cercando di capire cosa sia realmente accaduto. Ora il reparto di pediatria verrà sottoposto a una bonifica ambientale. “Non sono allarmato – chiude – sono profondamente addolorato”.