Salvarsi dall’aumento dell’Iva sarà “molto problematico”, mentre reddito di cittadinanza e quota 100 dopo l’accordo con Ue risultano fortemente ridimensionati. Senza dimenticare come nella nuova manovra il fattore temporaneo delle misure è largamente predominante su quello strutturale. Non ci sono dubbi: il giudizio sulla legge di Bilancio post Bruxelles di Marcello Messori, economista e direttore della School of European Political Economy della Luiss, è sicuramente negativo. Pesano le scelte di spesa corrente, le previsioni ottimistiche sulle privatizzazioni, ma anche i dubbi per i prossimi bilanci “visto che i dati del 2019 ci suggeriscono un’economia italiana in recessione ma con debolissima crescita”, spiega a LaPresse.
Professore, c’è preoccupazione per il possibile scatto della clausole di salvaguardia dal 2020…
In generale bisogna sottolineare come la componente temporanea sia largamente prevalente sulla strutturale e ripropone un problema forte per il bilancio 2020-2021. Non a caso ci sono clausole di salvaguardia più rilevanti per i prossimi anni (al 25,2% nel 2020 al 26,5 nel 2021, ndr), ma diventerà molto problematico evitare di farle scattare nel rispetto delle regole europee. Potremmo avere addirittura un aumento dell’Iva più consistente rispetto allo scatto evitato negli anni passati.
Come giudica l’attuale formulazione di quota 100 e reddito di cittadinanza?
Ci sono 5 miliardi in meno sulle due proposte essenziali, cambia la natura degli interventi. Ci sarà un postponimento, si deve dire che la revisione della Fornero sarà poco più una apertura di finestre per alcune categorie di lavoratori che vogliono uscire con penalità e il reddito sarà poco più del Rei. Vedo che c’è una derubricazione dei due capisaldi di Lega e M5S.
Quali sono le altre criticità?
Il contenimento delle spese è molto contingente, vi è un incremento delle tasse: è molto grave che, contravvenendo a quanto promesso, non vi sia una totale assorbimento per le pensioni medio e medio-basse. La mancata indicizzazione provoca una perdita del potere di acquisto. Inoltre è assai grave il blocco delle assunzioni nella Pa, che include ambiti cruciali come l’università. Senza dimenticare l’annuncio sulle dismissioni: mi sembra irrealistico attuare processi di dismissione pari a un punto di Pil.