“Oggi è giorno di memoria e di solidarietà. Memoria di chi ha pagato con la vita la crudeltà del terrorismo, di chi ha servito le istituzioni e la nostra società, non cedendo al ricatto e alla paura, di chi ha tenuto alta la dignità, divenendo testimone della libertà di ciascuno di noi”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento al Quirinale per il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo. Matttarella ha detto che la democrazia, attaccata e ferita dalle trame degli anni di piombo (rosse, nere e di matrice incerta) grazie el suo radicamento nella coscienza degli italiani. “La democrazia – ha detto il Capo dello Stato – a differenza dei regimi totalitari, ha bisogno di sapere, di scavare, dio portare alla luce le verità. Non di occultare”. E Mattarella ha preso l’impegno di continuare a scavare nelle parti delle storie di quegli anni che ancora non sono del tutto chiare. Alla ricerca di esecutori (e, soprattutto, di mandanti) di cui ancora non abbiamo certezza.
Unità nazionale – “Si è compreso, di fronte a quell’emergenza” ha detto il capo dello Stato, “che vi sono momenti che richiamano a valori costituzionali. A impegni comuni; perché non divisivi delle posizioni politiche ma riferiti a interessi fondamentali del Paese. In questo senso, neutrali”.
“Abbiamo appreso – ha detto ancora Mattarella – che ci sono momenti in cui l’unità nazionale deve prevalere sulle legittime differenze: è stata anzitutto l’unità del popolo italiano a sconfiggere la minaccia terroristica”.
Le complicità – Mattarella
ha usato toni durissimi nei confronti degli apparati dello Stato che hanno tradito i loro cpmpiti: “Il nostro Paese è stato insanguinato, dalla fine degli anni Sessanta, da aggressioni terroristiche di differente matrice, da strategie eversive messe in alto, talvolta, con la complicità di soggetti che tradivano il loro ruolo di appartenenti ad apparati dello Stato, da una violenza politica che traeva spinta da degenerazioni ideologiche, perfino da contiguità e intrecci tra organizzazioni criminali e bande armate”.
Una corona per Aldo Moro – Prima della cerimonia, Mattarella si è recato in via Caetani dove, 40 anni fa (dopo due mesi di prigionia nel “carcere del popolo”, venne ritrovato il corpo di Aldo Moro buttato nel portabagagli di una Renault rossa parcheggiata in quella piccola strada tra Botteghe Oscure e Piazza del Gesù, a poche decine di metri dai centri della politica della Prima Repubblica. Il Capo dello Stato ha lasciato una corona di fiori sotto la lapide di bronzo che ricorda Moro, prima di allontanarsi in auto. Su Twitter il premier Paolo Gentiloni ha scritto: “40 anni fa le BR lasciavano in via Caetani il cadavere di #AldoMoro. L’Italia rende omaggio alla memoria di un vero statista. La sua visione politica e culturale ha segnato il nostro Novecento. La sua uccisione pesa sulla coscienza della Repubblica”.