“Non possono riconoscersi le circostanze attenuanti generiche, non essendo emerso, all’esito del dibattimento, alcun elemento di positiva valutazione dai gravi fatti posti in essere dalla più alta carica politica della Regione Lombardia” Roberto Formigoni “per un lungo periodo di tempo, con particolare pervicacia sotto il profilo del dolo, con palese abuso delle sue funzioni, con I’ausilio di intermediari, in modo particolarmente callido e spregiudicato, per fini marcatamente di lucro e con grave danno per la Regione e per il buon andamento della pubblica amministrazione”. A dirlo i giudici della decima sezione penale nelle oltre 600 pagine di motivazioni della sentenza con la quale hanno condannato l’ex governatore lombardo per il caso Maugeri.
I giudici spiegano di aver condannato a 6 anni Formigoni tenendo conto “della gravità delle condotte, dell’intensità del dolo, dell’entità delle utilità percepite per la messa a disposizione dell’altissima funzione, della mancanza di alcun quantomeno parziale risarcimento del danno, della notevole entità dei danni patrimoniali cagionati, dei mezzi e delle circostanze dell’azione”. I pm Laura Pedio e Antonio Pastore avevano chiesto di condannare l’ex presidente della Regione Lombardia a 9 anni. I giudici, però, l’hanno assolto dall’accusa di associazione a delinquere.