Ai ferri corti sul Mes. Il Meccanismo europeo di stabilità fa litigare M5S e Pd. Uscite a gamba tesa e parziali aperture si susseguono ma il punto di fondo resta: sulla vicenda pentastellati e dem la pensano in maniera opposta. Luigi Di Maio smentisce le indiscrezioni che lo volevano pronto a far cadere il governo ma, allo stesso tempo, detta le sue regole: “Quel trattato ha bisogno di molti miglioramenti, noi non possiamo pensare di firmare al buio. Quando avremo letto tutto potremo valutare se convenga all’Italia, è sano non accelerare in maniera incauta e aspettare la fine dei negoziati su vari aspetti”, dice a chiare lettere. Un tentativo di prendere tempo.
Il Pd, però, non ci sta e ha tutta l’intenzione di andare a vedere le carte che il leader M5S ha intenzione di giocarsi. “Prendiamo per buone le parole di Di Maio e vediamo se da qui a lunedì alle intenzioni seguiranno i fatti e i comportamenti, perché ci sono anche i comportamenti in politica”, spiega Dario Franceschini, il pontiere del governo giallorosso. Il ministro per i Beni Culturali ribadisce poi ancora una volta la posizione del Pd: “Sul Mes ci giochiamo la credibilità del Paese, l’andamento dello spread e dei mercati. Non si può giocare col fuoco”, dichiara. Un ragionamento condiviso e sottoscritto da tutto il partito. Al Nazareno, insomma, si vuole andare avanti senza indugi.
Nel mezzo del guado c’è, come nella sua precedente esperienza di governo, Giuseppe Conte. L’ ‘avvocato del popolo’ si prepara alla resa dei conti lunedì in Aula e spara a zero su Matteo Salvini. “Quando ci sono menzogne fanno male a tutta la politica. Lunedì in Parlamento inizieremo a spazzare via tutte le fesserie che sono state dette, ne ho ascoltate tante”, dichiara a muso duro. E per preparare meglio il suo intervento, e sanare i dissapori interni, il presidente del Consiglio è pronto anche a un vertice di maggioranza domenicale. Un atteggiamento da ‘uomo forte’ ma non nei confronti dell’Aula. “Il presidente del Consiglio quando c’è da informare il parlamento lo farà sempre. La sovranità appartiene al popolo e quindi ai parlamentari che lo rappresentano. Domani mi confronterò con loro e sarà sempre così”, spiega.
Intanto il suo primo rivale continua l’attacco tambureggiante. “Il Mes ruba ai poveri per dare ai ricchi. Ruba i soldi ai risparmiatori italiani per finanziarie le banche tedesche”, dice Salvini agitando lo spettro di una sorta di Robin Hood all’incontrario. Il leader della Lega rinnova poi l’invito al premier a lasciare Palazzo Chigi: “Se hai firmato qualcosa che non avevi il permesso di firmare dimettiti e chiedi scusa”, tuona l’ex ministro dell’Interno. In vista della resa dei conti l’asticella della polemica politica si alza vertiginosamente. Al presidente del Consiglio il compito di riportare il dibattito nei ranghi e, soprattutto, quello di convincere tutte le varie anime della maggioranza. E non sarà un’impresa facile