Non si fermano gli sbarchi dei migranti sulle coste italiane, in Sicilia e soprattutto in Calabria, nuovo porto di approdo per chi parte – sempre più numerosi – dalla Turchia. Mentre le ong tentano di colmare il vuoto dei soccorsi istituzionali nelle acque del Mediterraneo, con maltempo e burrasca, le coste calabresi registrano un forte aumento di arrivi.
“Nell’ultima settimana sono arrivati 650 migranti. Da ieri sera non ne arrivano ma condizioni meteo sono pessime. Gli arrivi dalla Turchia sulla Calabria e su Roccella Ionica sono raddoppiati”, conferma la presidente della Cri della Riviera dei Gelsomini, Concetta Gioffrè, contattata da LaPresse. Numeri questi che, se non sono da emergenza, ci vanno vicini, visto che l’attuale struttura locale per la prima accoglienza ha una capienza di 130 persone. “C’è una nuova rotta di migrazioni e, se affrontata così, non c’è alcuna dignità nell’accoglienza”, rincara la dose Gioffrè.
Numeri questi che già sono importanti ma che raccontano una realtà in divenire, con nuovi punti di approdo e sbarchi in autonomia che crescono sempre più. Dove non arrivano le navi delle ong c’è il destino a decidere se un barcone arriverà sulla terra: i resti di una imbarcazione, una Sun Odyssey di 13 metri, distrutta dalla forza del mare trovati sulla spiaggia di Catanzaro nascondono forse morti di cui non sapremo mai nulla o forse sopravvissuti che si sono dati alla macchia, di cui, ancora una volta non sapremo nulla.
La situazione è tale che il sindaco di Roccella Jonica Vittorio Zito conferma l’impegno del ministero “a ristrutturare l’immobile della prima accoglienza che al momento non è in grado di affrontare l’inverno” tanto che, dice il primo cittadino, “entro maggio/giugno ci sarà il nuovo hotspot che consentirà al ministero di gestire gli sbarchi mentre noi come comune rimarremo a disposizione come supporto”.
Intanto, anche sulla rotta più classica della Sicilia si registrano nuovi arrivi. Sono 329 le persone ospitate nell’hotspot di Lampedusa di cui oltre 100 arrivate in una giornata sola. L’isola, assicura il sindaco Totò Martello, è “abituata a gestire anche più di 300 persone, per noi questi numeri sono la normalità”.
Nuove rotte dunque si profilano nel Mediterraneo, come ha osservato anche Open Arms. La ong, che in mare scende anche a dicembre nel pieno dell’inverno, ha notato “moltissime partenze dalla Tunisia e dalla Turchia: sta cambiando lo scenario e bisognerà capire bene come e perché”. Un motivo potrebbe essere la pandemia Covid che ha lasciato strascichi anche economici nei nuovi paesi di partenza, come nel caso della Tunisia, senza dimenticare “Afghanistan e Libano in grandi difficoltà: è chiaro – sottolinea la ong a LaPresse – che ci dovremo aspettare un aumento delle partenze”.
Intanto, in mare si continua a morire: a Gran Canaria, tra le decine di persone soccorse da una barca alla deriva, c’era anche un bambino di 5 anni.