Dopo essere stato blindato da Quirinale e governo, il codice di comportamento per le Ong firmato Minniti incassa anche l’endorsement della Cei. Oggi il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve si inserisce nel dibattito durante le celebrazioni per il pontificale di San Lorenzo, proprio a Perugia. Ribadendo, di fronte alla “piaga aberrante” della tratta di esseri umani, “il più netto rifiuto ad ogni forma di schiavitù moderna”, rivendica, però, “con altrettanto vigore, la necessità di un’etica della responsabilità e del rispetto della legge”.
“Proprio per difendere l’interesse del più debole, non possiamo correre il rischio – neanche per una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità – di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana”. Poi aggiunge: “Dobbiamo promuovere, come ci insegna il Papa quotidianamente, la cultura dell’accoglienza e dell’incontro che si contrappone a quella dell’indifferenza e dello scarto. Ma dobbiamo farlo con grande senso di responsabilità verso tutti”. Bassetti ha poi sottolineato che questa sfida “va affrontata con una profonda consapevolezza, grande coraggio e immensa carità”. Tre elementi che però “non bisogna mai disgiungere dalla dimensione della responsabilità. Responsabilità verso chi soffre e chi fugge; responsabilità verso chi accoglie e porge la mano”.
Il presidente della Cei chiarisce quindi la posizione dei vescovi, dopo che nei giorni scorsi i due organismi pastorali della conferenza episcopale, Caritas e Migrantes, avevano espresso posizioni più vicine a quella del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Il tema, aveva detto due giorni fa Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas “non deve essere centrato esclusivamente sul codice di condotta delle Ong ma sul salvataggio, perché al di là dei Codici c’è in gioco la vita umana, che è la nostra preoccupazione maggiore. E chi se ne prende la responsabilità?”.
“Il fatto che ci siano persone riportate in Libia dove vengono violati i diritti umani – ha ricordato Forti -, e persone salvate in attesa di essere sbarcate, sono tutti elementi da prendere in considerazione, perché esistono norme di diritto internazionale da rispettare. Non dimentichiamo che l’Italia è già stata condannata in passato per i respingimenti illegittimi verso la Libia con il ‘caso Hirsi'”. “Penso che delle regole vadano certamente poste, ma la cosa che lascia perplessi è la fretta – aveva spiegato invece la scorsa settimana a LaPresse don Gianni De Robertis, parroco a Bari e nuovo direttore di Migrantes -. Queste sono regole che andrebbero condivise ascoltando le Ong, parlando con chi lavora in mare, per trovare insieme un compromesso. Ho trovato tutto un po’ affrettato, invece abbiamo bisogno di affrontare questo grande dramma con lucidità e non sull’onda dell’emotività, comprendendo come queste persone possano non essere costrette a fuggire e ad affidarsi ai delinquenti”.