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Migranti, dopo Msf anche Sea-Eye e Save the Children abbandonano i soccorsi in mare

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“Cari amici, oggi abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le nostre missioni di salvataggio nel Mediterraneo”. Così su Twitter l’Ong, Sea-Eye, che segue quindi la strada annunciata ieri da Medici senza frontiere.  

A spiegare la decisione su Facebook il direttore di Sea-Eye, Michael Busch Heuer: “Il motivo è la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale, dopo che il governo libico ha annunciato un’estensione a tempo indeterminato e unilaterale delle acque territoriali, in relazione ad una minaccia esplicita contro le ong private”. In queste circostanze, aggiunge “non è possibile proseguire il nostro lavoro di salvataggio. Sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi”. “Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane analizzeremo attentamente il cambiamento della situazione di sicurezza al largo della costa libico e discuteremo la nostra azione futura” conclude.

“Nelle ultime ore siamo stati oggetto di messaggi ingiuriosi e violenti, non ne tollereremo altri. Chiediamo rispetto per i nostri volontari“, aggiunge su l’ong su Twitter.

Sospensione temporanea delle operazioni anche da parte di Save the Children, che in una nota spiega: “L’Organizzazione si rammarica di dover essere costretta a mettere in pausa le proprie operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo a causa delle decisioni dalla Marina Libica di controllare le acque internazionali in cui normalmente opera la nave di Save the Children con l’obiettivo di salvare vite umane. Si tratta di una situazione molto preoccupante per il rischio di sicurezza dello staff e per la reale capacità della Vos Hestia di mettere in atto la propria missione di soccorso”.

“Il nostro team di esperti a bordo della nave è preoccupato che in questa nuova situazione le imbarcazioni dei migranti saranno costrette a tornare in Libia e molti bambini e adolescenti moriranno prima di lasciare la nuova zona SAR libica. Secondo quanto riportato, infatti, le autorità libiche avrebbero spostato la loro zona di competenza SAR dalle 12 miglia nautiche alle 70 miglia dalla costa libica e le imbarcazioni su cui viaggiano i migranti sono di gomma molto leggera, imbarcano facilmente acqua e non possono portare abbastanza carburante – prosegue Save the Children – In questo momento non è chiaro se entrando in quella zona, l’operazione di ricerca e salvataggio di Save the Children potrebbe essere a rischio, ma ciò che è chiaro è che molte vite potrebbero essere messe in pericolo, con la diminuzione della capacità di soccorso e salvataggio in quel tratto di mare”.

Ieri la decisione di Msf che con il presidente Loris De Filippi ha dichiarato: “Stiamo sospendendo le nostre attività di salvataggio in mare a causa del comportamento minaccioso della guardia costiera libica, che riteniamo molto grave. Non possiamo mettere in pericolo i nostri colleghi”. Ha così annunciato un passo indietro della Ong per quanto riguarda i salvataggi nel Mediterraneo. Msf gestisce una nave di salvataggio, la Vox Prudence, attualmente ancorata nel porto siciliano di Catania. Nei giorni scorsi ha rifiutato di firmare il codice di condotta per le Ong stilato dal Viminale.
 

 

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