Il governo di Malta chiude i porti alle navi delle ong che si occupano di soccorsi dei migranti, in attesa delle evoluzioni dell’indagine sulla nave Lifeline arrivata alla Valletta ieri sera con oltre 200 persone a bordo. Lo riporta Malta Today. “Visto che sono in corso indagini portate avanti da autorità indipendenti, e finché le questioni non saranno chiarite, Malta non può permettere a entità la cui struttura potrebbe essere simile a quella oggetto di indagine di usare Malta come porto per le loro operazioni, e di entrare o uscire da quel porto”, si legge nella nota riportata dal giornale. In pratica questo significa che i porti del Paese sono chiusi alle imbarcazioni gestite da ong e che quelle che sono attualmente attraccate a Malta non possono andare via.
La decisione della Valletta arriva nel pieno dei lavori del Consiglio europeo, dove si cercherà con fatica un accordo sulla gestione della crisi migratoria.
Intanto su Twitter l’ong Open Arms tira in ballo anche il nostro Paese. “Italia e Malta ci negano l’accesso nelle loro acque“. “La nave umanitaria ha salvato più di 5 mila vite in un anno sotto il coordinamento della Guardia costiera ed è stata assolta dalla magistratura italiana e con un equipaggio europeo, come la sua bandiera”, si legge ancora. La barca al momento non ha a bordo migranti.
Finita l’odissea della Lifeline – La nave con 233 migranti a bordo, gestita dall’omonima ong tedesca, è approdata mercoledì in serata nel porto della Valletta dopo sei giorni in mare. Il via libera all’attracco sull’isola è arrivato dopo l’accordo raggiunto fra otto Stati Ue: Malta, Francia, Italia, Lussemburgo, Irlanda, Portogallo, Belgio e Olanda. È in questi Paesi che verranno distribuiti i migranti: ma solo quelli che, dopo un esame allo sbarco, si valuterà che hanno le condizioni per presentare richiesta di asilo; gli altri invece verranno riportati nei Paesi di origine, ha chiarito il premier maltese Joseph Muscat.