L’Ue sembra ancora ancora lontana dal trovare una “soluzione europea” alla questione migranti, anche se i leader del mini-vertice a 16 di Bruxelles hanno riscontrato “passi in avanti”. Risalta senza dubbio l’assenza dei grandi sabotatori dell’incontro informale: i quattro di Visegrad – Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia – e i baltici. L’obiettivo della riunione era trovare una posizione comune da presentare ufficialmente al vertice a 27 di giovedì prossimo ma la riunione si è conclusa senza un’intesa. Le proposte sul tavolo non sono mancate, a partire da quella italiana con un “radicale cambio di approccio sul tema”.
Tutti i Paesi sono sembrati concordi sull’idea di creare ‘piattaforme di sbarco’ per i migranti salvati in mare e di intensificare le pressioni diplomatiche sui paesi africani per frenare le partenze e accettare ulteriori rimpatri di migranti economici, non ammissibili all’asilo, nei loro paesi di origine. Su questo si basa la proposta franco-spagnola illustrata dal presidente francese Emmanuel Macron: che i centri di protezione per l’esame delle richieste d’asilo siano nei Paesi di primo approdo. Come l’Italia. Un’ipotesi che Roma neanche vuole prendere in considerazione rilanciando con l’idea di hotspot nei paesi di origine e transito che facciano un primo screening di chi tra i migranti ha diritto alla protezione sul territorio europeo e chi deve essere rimpatriato.
“Dobbiamo avere un approccio di insieme al problema migratorio e non concentrarci su un solo aspetto”, ha poi ribadito Macron ricordando che il solo approccio possibile deve riguardare le questioni esterne, la protezione delle frontiere, e la dimensione interna, “vale a dire i movimenti secondari”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Angela Merkel, che ha chiesto infatti lo stop ai movimenti dei richiedenti asilo che si spostano nell’Ue invece di restare nel Paese in cui sono entrati in attesa che la loro domanda sia visionata. Ed è per porre fine a questo che il ministro tedesco dell’Interno, Horst Seehofer, ha minacciato di introdurre respingimenti unilaterali alle frontiere, scontrandosi con una cancelliera sempre più debole che punta a decisioni concertate con i vicini. Se giovedì non otterrà un successo visibile su questo punto Merkel rischia di cadere. Al termine del mini-vertice, ha evidenziato comunque la convergenza registrata sulla necessità del rafforzamento delle frontiere esterne e sul fatto che, sul tema migranti, “la responsabilità è di tutti: nessun Paese deve prendersi il peso da solo”.
Per evitare un flop definitivo, Macron e Merkel hanno poi ipotizzato accordi solo tra alcuni Stati membri, superando così la mancanza di consenso europea. La cancelliera tedesca ha infatti esortato a intese “rapide” ma solo tra “alcuni Stati” mentre il presidente francese ha difeso il fatto che “la soluzione europea” si costruirà “unicamente sulla cooperazione tra gli Stati membri dell’Ue, che sia una cooperazione a 28 o tra più Stati che decidono di lavorare insieme”.
Ma il vero punto di scambio, quello su cui Bruxelles punta, è lo smistamento immediato dei richiedenti asilo tra tutti i partner europei. Le famose quote di distribuzione stabilite nel 2015 e nel 2017: difficile trovare un accordo a Sedici, e quasi impossibile riuscirci a Ventisette giovedì, quando al tavolo ci saranno i Vesegrad e i baltici, sostenuti dall’Austria.