Sulla gestione dei flussi migratori lo scontro con l’Europa è apertissimo e senza esclusioni di colpi. Non è una tattica o un bluff, realmente il presidente del Consiglio italiano sta riflettendo sulla possibilità di disertare il vertice informale Ue di domenica prossima a Bruxelles sui ricollocamenti. La linea è stata scelta e condivisa in un vertice durato oltre un’ora, a Palazzo Chigi, tra il premier, Giuseppe Conte, e i suoi vice, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Fonti molto autorevoli parlano di “forte irritazione” italiana dopo aver letto le indiscrezioni sulla bozza che l’Europa avrebbe praticamente già confezionato e infiocchettato, senza consultare i vertici delle nostre istituzioni e che ovviamente penalizzerebbe l’Italia. Una pillola impossibile da mandare giù.
Ecco allora prevalere ancora la linea dura, ‘salviniana’, in questo nuovo braccio di ferro con l’Ue, l’ennesimo in appena pochi giorni di lavoro del governo. L’inghippo, filtra da Chigi, riguarda il punto sui ‘secondary movements’, perché è impensabile concentrarsi sui movimenti secondari senza prima affrontare il nodo degli sbarchi nei Paesi di primo approdo. Questo concetto Conte lo ha ribadito anche nell’incontro a Roma con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Il ministro dell’Interno, che dagli studi di ‘Porta a porta’ definisce “chiacchieroni” il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e il premier spagnolo Pedro Sanchez, è il primo a garantire pubblicamente “sostegno al presidente del Consiglio” se alla fine deciderà di “risparmiare i soldi del viaggio” a Bruxelles: avendo “pieno mandato a difendere gli interessi degli italiani”, meglio fare gesti clamorosi che “andare a ritirare un ‘compitino’ già preparato da francesi e tedeschi”.