“Sta maturando un evento quasi storico. Il centrosinistra non è mai arrivato a vincere al primo turno a Milano dal 1993”. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si prepara al mandato bis a Palazzo Marino. Sono passate circa tre ore e mezza dalla chiusura dei seggi quando il candidato del centrosinistra si presenta davanti ai microfoni per esprimere la felicità per la vittoria che i dati di ora in ora, dopo gli exit poll e le proiezioni, danno praticamente per certa. Senza passare dal ballottaggio, con oltre venti punti di vantaggio sullo sfidante Luca Bernardo, entrato nella corsa solo a inizio luglio. Il Partito democratico è ampiamente il primo partito, mentre nell’alveo del centrodestra è la Lega che vince la partita interna con Fratelli d’Italia e Forza Italia. Si aggira, invece, attorno al 3% il consenso per la pentastellata, Layla Pavone.
“La lezione che ci consegna la partita di Milano è che la destra è forte, forte finché non la guardi da vicino. Quando lo fai, scopri le sue debolezze”, sbotta Sala. Che poi definisce il leader della Lega, Matteo Salvini, “il principale responsabile del risultato del centrodestra”. Dal capoluogo lombardo, a suo dire, arriva una “lezione politica importante” per l’Italia. Quelli che aspettano la città “saranno i cinque anni più difficili. Dobbiamo uscire definitivamente dalla pandemia, mettere a terra i fondi del Pnrr e cambiare il profilo della città e prepararci alle Olimpiadi”.
Al comitato di Sala si festeggia, di tutt’altro tenore le reazioni in casa centrodestra. “Che cosa non ha funzionato? I pochi giorni di campagna elettorale. Io credo che se avessimo avuto ancora un mese e non dico tanto, probabilmente avremmo avuto forse un ballottaggio? Forse dei dati diversi? Però, d’altronde, dobbiamo guardare poi i dati e su quei dati dobbiamo ragionare. I se e le supposizioni non servono a questo punto”, commenta Bernardo, secondo cui “ha vinto l’astensionismo”. La telefonata a Sala si riserverà di farla nelle prossime ore, ma nel contempo rivolge un ringraziamento ai leader del centrodestra, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni passando per Silvio Berlusconi, che lo hanno sostenuto in questa veloce campagna elettorale, ma “non ho consigli da dare, saranno loro a fare sintesi”. Il pediatra prestato alla politica continuerà a fare il medico, ma entrerà anche in Consiglio comunale.
L’affluenza del 47,7% è la più bassa di sempre. In ogni caso, Sala assicura: “C’è dell’astensionismo però, se questi numeri sono confermati, vuol dire che rispetto al primo turno del 2016 ho preso 40-50mila voti in più. Non si è astenuto chi crede in me”. E poi chiarisce che la Giunta sarà pronta in una settimana “per non perdere neanche un giorno”. La sua promessa è “essere sindaco di tutti, ma io voglio garantire che troverò le formule per far partecipare tutti. Questo credo che sia il vero segreto per una città per uscire bene da questo momento difficile ma anche per sfruttare questa straordinaria occasione” dei fondi del Pnrr. E non solo.
Il sindaco di Milano si scaglia contro l’idea di “scaricare i candidati del centrodestra” in virtù dei risultati ottenuti. D’altronde, dal capoluogo lombardo arriva una dura lezione per Salvini e gli altri leader della coalizione.