Roma fanalino di coda in fatto di mobilità sostenibile e sicurezza stradale, lontana anni luce dal primato di Copenaghen. È quanto emerge dal report ‘Living. Moving. Breathing. Ranking of European Cities in Sustainable Transport‘, realizzato dal Wuppertal Institute per conto di Greenpeace e diffuso oggi dall’organizzazione ambientalista. Lo studio ha analizzato la mobilità urbana di 13 grandi città europee: Berlino, Londra, Vienna, Bruxelles, Mosca, Roma, Zurigo, Parigi, Amsterdam, Copenaghen, Oslo, Budapest e Madrid. La classifica è stata stilata in base a 21 indicatori che rappresentano il grado di efficienza del trasporto pubblico, la mobilità attiva (pedonale e ciclistica), il livello di sicurezza stradale, la qualità dell’aria e le politiche di incentivo alla mobilità sostenibile. Per ognuna di queste cinque categorie è stato assegnato un punteggio a ciascuna città. Nell’analizzare la qualità del trasporto pubblico locale, le città sono state valutate rispetto alla percentuale di spostamenti effettuata con mezzi pubblici, alla convenienza economica del servizio, ai viaggi annui pro capite e alla densità delle fermate. Zurigo è risultata prima, Amsterdam ultima.
In materia di sicurezza stradale, si è considerato il numero di morti di pedoni e ciclisti in un anno di riferimento, il numero di incidenti ogni 10 mila spostamenti pedonali o in bicicletta, il peso di pedonalità e ciclabilità. Copenaghen, Amsterdam e Oslo sono prime a pari merito, Roma la peggiore. Riguardo alla qualità dell’aria, sono state valutate le medie di concentrazione atmosferica annue ufficiali per il biossido di azoto (NO2) e per le polveri sottili (PM10 e PM2.5). La città con l’aria migliore è risultata essere Oslo, le peggiori sono Londra e Mosca.
L’analisi delle politiche di mobility management ha considerato il costo di un’ora di parcheggio, la presenza di low emission zones, di pedaggi per accedere ad alcune aree, la disponibilità di app per smartphone che consentano di prenotare, gestire o pagare il trasporto pubblico, la disponibilità di servizi di bike sharing o car sharing per chilometro quadrato, la percentuale di tempo aggiunto negli spostamenti dovuto al congestionamento del traffico. Anche in questo caso Copenaghen è prima, Roma fanalino di coda.
Nella categoria della mobilità attiva è stato considerato il peso, in termini di modal share, della mobilità pedonale e ciclistica e la disponibilità di aree verdi. Qui Amsterdam supera tutti, Roma è dodicesima, solo Mosca fa peggio. “Alcune tra le città che hanno mostrato le performance peggiori hanno annunciato i loro piani per migliorare il sistema dei trasporti, come il caso di Londra che intende sviluppare politiche per la qualità dell’aria e la sicurezza stradale; o Roma, che intende limitare severamente la circolazione dei diesel entro il 2024”, ricorda Greenpeace. Allo stesso modo, “alcune città stanno già sviluppando politiche efficaci, come Mosca che sta investendo molto nel trasporto pubblico su rotaia con il fine di incentivare i cittadini all’abbandono del mezzo privato”. Impietoso il giudizio degli autori dello studio sulla capitale italiana. “Roma ha il più alto tasso di impiego dell’auto privata e il più basso tasso di impiego della bicicletta. Gli spostamenti pedonali coprono il 6% del totale, mentre il 29% è soddisfatto dal trasporto pubblico locale”, si legge nel rapporto. In cui viene sottolineato che a Roma al momento manca di un piano di azione per l’energia sostenibile (in fase di elaborazione), mentre “i piani di mobilità sostenibile elaborati in passato sono stati largamente disattesi”.
E non sarà certo una sorpresa per i cittadini romani il giudizio sulla qualità del trasporto pubblico, ritenuto “scadente“, e che “in termini strutturali sconta soprattutto una mancanza di investimenti (per il rinnovo e l’ammodernamento del parco mezzi) che dura da troppo tempo”. Allo stesso tempo, “infrastrutture viarie largamente dedicate alle auto e politiche troppo deboli di disincentivo all’uso del mezzo privato” che di fatto “consegnano i romani alla mobilità privata”. Per quanto riguarda la gestione della mobilità, infine, lo studio del Wuppertal Institute evidenzia “un 40% di allungamento dei tempi di spostamento su strada a causa del livello di congestionamento del traffico” e avverte che “benché in città siano disponibili servizi di car sharing e bike sharing, il loro utilizzo non è a oggi intenso”. La raccomandazione dei ricercatori è che “la città si doti presto di una rete ciclabile all’altezza delle esigenze dei suoi cittadini”, separata dal traffico a motore. Per ridurre l’uso privato dell’auto, suggeriscono di prende come esempio “l’area C di Milano” che “può essere di immediata ispirazione”.