Chi ben inizia è a metà dell’opera e il bilancio della settimana azzurra non può autorizzare ad essere ottimisti sui prossimi appuntamenti. Nove punti chiedeva Roberto Mancini ai suoi uomini per iniziare al meglio la corsa al Mondiale in Qatar e nove sono arrivati: certo, ottenuti contro avversari tutto sommato modesti. Ma pur sempre arrivati in un periodo delicato di una stagione che non concede respiro, con i club lanciati nella volata finale e sfidando i soliti ostacoli tra infortuni e emergenza Covid. Virus che, peraltro, non ha lasciato tregua nemmeno nel post gara: Leonardo Bonucci, di ritorno dal ritiro azzurro, è risultato positivo nei test di Vilnius. E sempre ieri, dopo la partita, la Federazione ha reso noto che quattro membri dello staff sono risultati positivi dopo l’ultimo giro di tamponi eseguito all’indomani della gara contro la Bulgaria. Tornando al campo, è indubbio che delle tre vittorie della Nazionale quella in casa della Lituania è stata quella che ha convinto di meno. L’Italia ha brillato poco e faticato molto, sbagliando parecchio in zona gol e, nonostante il vantaggio siglato da Sensi in apertura di ripresa, ha chiuso i giochi solo in pieno recupero con il rigore di Immobile.
Insomma dell’Italia bella e vincente che ha segnato il corso Mancini si sono viste poche tracce ma, come sottolineato dal ct a fine match, “era la terza partita in sette giorni e anche se abbiamo cambiato tutti i giocatori sapevamo che avremo avuto delle difficoltà. Alla fine la cosa importante era il risultato”. E vincere, del resto, aiuta a vincere. E oltre al girone, che ci vede al comando a punteggio pieno, fa brillare le statistiche: con il 2-0 di Vilnius, gli azzurri hanno allungato a 25 gare la striscia senza sconfitte. Eguagliata l’Italia 2004-2006 di Marcello Lippi, ora Mancini ha nel mirino la sequenza di Vittorio Pozzo: 30 risultati utili consecutivi tra il 1935 e il 1939. E il ct può sorridere anche grazie al sesto clean sheet di fila, a dimostrazione che possono cambiare gli uomini ma l’atteggiamento no. Allargando il bilancio difensivo, sono 28 i match in cui gli azzurri hanno subito, al massimo, un gol a partita. Se le grandi vittorie partono innanzitutto dalle grandi difese, la strada è quella giusta. Archiviato momentaneamente il discorso Qatar, i riflettori ora si spostano sul grande appuntamento estivo. Che, alla luce del positivo cammino realizzato fino a qui dalla gestione manciniana, potrebbe anche autorizzare gli italiani a sognare. Il rischio, però, è che le recenti vittorie cammuffino alcuni difetti della creatura del ct. In primis la mancanza di un vero uomo-gol. Sinora, nel contributo in azzurro di Immobile e Belotti poche volte si è visto il killer instinct che, in un torneo dove è essenziale cogliere l’attimo, può fare davvero la differenza.
Il laziale, che pure in bacheca può sfoggiare la Scarpa d’Oro, continua a sciupare troppe occasioni. All’orizzonte, però, non si intravede il classico nome da convocare last minute e quindi, a meno di sorprese, saranno lui e il granata i centravanti di riferimento all’Europeo. Di certo c’è Mancio, costretto anche dalle circostanze a fare di necessità virtù, non si è fatto problemi nel far ruotare gli uomini e dare fiducia ai nuovi volti. Oltre ad aiutare il rilancio di nomi che nei loro club di appartenenza attraversano un momento di appannamento, come l’interista Sensi. E il risultato è un’Italia che del gruppo può fare il suo vero punto di forza. “A livello personale è una gran cosa, lavoro per questo. Il ritiro della Nazionale mi è servito mentalmente e fisicamente”, ha spiegato il centrocampista ex Sassuolo. “Ho lavorato sui problemi che ho avuto in passato, ora cercherò di essere sempre pronto e disponibile”. Per Mancini la notizia meno lieta è che tempo per sperimentare non ce n’è più. L’Italia tornerà in campo per le due amichevoli con San Marino (venerdì 28 maggio a Cagliari) e Repubblica Ceca (venerdì 4 giugno a Bologna). La settimana dopo ecco l’attesissimo esordio all’Europeo, contro la Turchia all’Olimpico. Quello sarà il momento della verità.