La mappa delle aree idoenee a ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi sarà trasmessa al ministero della Transizione ecologica entro il 15 marzo. Lo comunica la Sogin, la società di Stato che si occupa dello smantellamento del vecchio nucleare nel Paese. Lo smantellamento del vecchio nucleare italiano arriverà a oltre il 45% totale alla fine del 2022. La previsione della Sogin sull’avanzamento del decomissioning parla di “un lavoro di efficientamento delle procedure e degli interventi”. Nel biennio 2021-2022 l’avanzamento sarà di oltre il 17%.
Il capitolo deposito. “Il 14 gennaio scorso è terminato il dibattito pubblico sul progetto del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e parco tecnologico – osserva la Sogin – la consultazione, avviata il 5 gennaio 2021 con la pubblicazione da parte di Sogin della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad ospitare questa infrastruttura, ha rappresentato una grande operazione di coinvolgimento dal basso degli stakeholder della società civile (istituzioni, associazioni, comitati, imprese, professionisti e cittadini), raccogliendo oltre 600 tra domande, osservazioni e proposte da 322 soggetti”. Attualmente la Sogin, “sulla base degli esiti della consultazione pubblica, compreso il seminario nazionale svolto dal 7 settembre al 15 dicembre scorso, sta predisponendo la proposta di Carta nazionale aree idonee (Cnai), che sarà trasmessa al ministero della Transizione ecologica entro il 15 marzo prossimo”.
Dopo alcuni passaggi autorizzativi, “che vedranno protagonista anche l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), il Mite di concerto con il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, approverà la Cnai, che sarà pubblicata”. A quel punto – conclude la Sogin – “le Regioni e gli enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento e proseguire il percorso partecipato di localizzazione del deposito”. Per quanto riguarda lo smantellamento del vecchio nucleare il 2021 è statp chiuso “con una previsione di avanzamento fisico delle attività di decommissioning degli impianti nucleari pari al 7,2%, oltre l’obiettivo di budget fissato inizialmente al 6,6%”. Si tratta – viene spiegato – di “un valore che, unito all’obiettivo di oltre il 10% per il 2022, porterà il cumulato del biennio ad oltre il 17%; una percentuale altissima se paragonata al 28,3% complessivo degli anni precedenti (1999-2020)”.
Inoltre – continua la Sogin – “alla fine di quest’anno l’avanzamento fisico globale raggiungerà oltre il 45%, con un’accelerazione frutto di un profondo lavoro di efficientamento delle procedure e degli interventi”. Nel 2021 Sogin ha perfezionato 578 contratti per un valore di quasi 177 milioni di euro. Inoltre la Sogin fa presente che “procede l’attività di decommissioning più complessa, ossia quella che riguarda lo smantellamento del nocciolo del reattore della centrale nucleare del Garigliano”. Poi, “il 31 dicembre scorso” è stata completata “la fase 1 del Piano globale di disattivazione dell’impianto Fn di Bosco Marengo, il primo impianto nucleare italiano” dove sono state terminate “le attività di decommissioning”. Nell’Impianto Plutonio (IPU) del sito di Casaccia, Sogin ha portato “invece a termine alla fine del 2021 lo smantellamento delle 56 Scatole a Guanti (SaG) che durante l’esercizio erano impiegate per attività di ricerca sulla produzione di elementi di combustibile nucleare a base di plutonio”.