Tre candidature di città italiane, Torino, Milano e Cortina, tutte in corsa per ospitare i giochi a 5 cerchi invernali del 2026. E tre assi nella manica da giocare, all’insegna dell’uso di strutture esistenti. Per la scelta relativa ai villaggi olimpici e media, la sindaca torinese Chiara Appendino cala quello dell’area ex Thyssen, la fabbrica dove nel 2007 un incendio provocò la morte di 7 operai. Il primo cittadino milanese, Giuseppe Sala, invece, guarda agli scali ferroviari. La località dolomitica del bellunese scommette sulla suggestione di una cerimonia inaugurale ‘duplicata’ sul palco dell’Arena di Verona.
La prima cittadina torinese invece configura, in caso di un bis Olimpico invernale sotto la Mole e nei territori locali, villaggi olimpici, oltre che nell’area ex Thyssen, in quella ex Moi e per i media e l’ospitalità dei giornalisti pensa alla Manifattura Tabacchi e al Grattacielo Rai, “in linea – assicura- con le scelte urbanistiche che la Città persegue nell’ottica Torino 2030”.
Dalle Dolomiti, da Cortina il palco dell’Arena di Verona, tempio dell’opera, viene immaginato con scenografie virtuali, una soluzione che permetterebbe agli spettatori di seguire l’apertura dei Giochi senza dovere andare sui monti. E il villaggio olimpico sarebbe spostato dopo i giochi e se ne ricaverebbe la sede della Protezione Civile.
Milano con l’idea degli scali ferroviari colloca il possibile futuro villaggio olimpico in luoghi ben collegati con la città. E incassa da Ferrovie la disponibilità.
Il piano di Sala, che in passato ha guidato l’organizzazione di un grande evento come Expo, è quello di sfruttare il grande palazzetto dello sport a Santa Giulia e un Villaggio Olimpico nell’ex scalo di Porta Romana, se la città vincesse la candidatura per le Olimpiadi 2026. Nel dossier meneghino presentato al Coni se ne parla e partirebbe per primo, con lo scalo Farini, per la riqualificazione.