“Non ho la pretesa di affrontare tutti i problemi che lo sviluppo della rete ha generato e non mi sfuggono le grandi opportunità che ha aperto. Mi limito, sulla base di un confronto con i ministri della Giustizia europei, a segnalare il fatto che i social sono diventati il principale strumento per veicolare messaggi di odio che sono spesso il presupposto per la radicalizzazione violenta. La giurisdizione, con gli strumenti tradizionali, non ce la fa. Questi messaggi sono troppi, è incerta la competenza, spesso gli autori si nascondono dietro false identità e si diffondono con una rapidità impressionante”. Lo dice il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in un’intervista a Repubblica.
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Per Orlando “l’Ue, su istanza di Italia e Germania, ha chiesto ai gestori dei provider di cooperare con le autorità competenti rimuovendo su segnalazione questi contenuti. A maggio è stato siglato un accordo con Facebook, Microsoft, Google e Twitter. Ma i primi risultati non sono ancora soddisfacenti. Su questo filone, pur consapevoli della specificità dello strumento, dobbiamo lavorare ancora aumentando il grado di responsabilità dei gestori“.
La volontà resta quella di bloccare le tante bufale in circolazione. “Credo che fermarle tutte sia impossibile. Vanno fermate quelle funzionali alla propaganda d’odio – dice – Qui non ci può essere una verità di Stato, ma lo Stato può aiutare i soggetti colpiti e discriminati per etnia, religione, orientamento sessuale, a reagire costruendo gli anticorpi che agiscano in modo tempestivo sui social. Per questo ho convocato nei giorni scorsi, in collaborazione con l’Unar, la struttura antidiscriminazione della presidenza del Consiglio, l’insieme delle associazioni che si occupano di questi temi, per creare una vera e propria alleanza”.