È stato uno dei colloqui a porte chiuse più lunghi del pontificato di Papa Francesco, quello con il presidente francese Emmanuel Macron. Un faccia a faccia durato 57 minuti, che si inserisce tra il pre-vertice di Bruxelles, di domenica scorsa, e il prossimo Consiglio europeo che dovrà fornire risposte concrete alla gestione dei flussi. E anche se la visita di Macron a Roma ha una ragione diplomatica ufficiale (prendere possesso del titolo di protodiacono d’onore del capitolo lateranense), non c’è dubbio che il significato politico del viaggio sia differente. Laicità, clima, Europa e migranti sono stati al centro della conversazione.
L’atmosfera era talmente rilassata che nel congedarsi dal Pontefice, il presidente francese, accompagnato dalla moglie Brigitte in abito nero ma senza veletta, ha salutato il Papa con l’inusuale gesto di una carezza. Macron porta in dono al Papa una copia antica di un libro che al Pontefice sta molto a cuore e che più volte ha citato nei suoi discorsi, il ‘Diario del Curato di campagna’ di Georges Bernanos. Il Papa, invece, dona al presidente francese un medaglione che raffigura San Martino che divide il suo mantello con un povero. “Vuole sottolineare la vocazione dei governanti in aiuto dei poveri”, spiega Francesco, che regala anche le copie in francese dei suoi scritti: l’enciclica sulla cura del Creato, Laudato Si’, l’esortazione sulla famiglia Amoris LAetitia e quella sul Vangelo, Evangelii Gaudium, oltre al documento Gaudete et Exultate, “un testo sulla classe media della santità”, spiega. In una busta, poi, gli consegna il messaggio per la Pace del 2018.