L’Uruguay davanti ha l’imbarazzo della scelta: se Diego Forlan è stato l’uomo della provvidenza nel meraviglioso mondiale del 2010 che ha visto la Celeste chiudere al terzo posto come vera sorpresa del campionato, Suarez, reduce da una straordinaria stagione con il Liverpool, è l’uomo del momento.
Capocanoniere delle qualificazioni mondiali di Sudamerica con 11 gol, Suarez è anche il giocatore latinoamericano più preciso nel rapporto conclusioni a rete-gol: 15 tiri in porta e 11 reti. L’Uruguay può contare su Cavani, su Hernandez, su tanti ricambi offensivi anche perché Suarez è reduce da un intervento chirurgico e certamente non è nelle sue migliori condizioni ma anche su un centrocampista raffinato e mai completamente esploso come Lodeiro (il primo giocatore espulso in Sud Africa, pochi istanti dopo il suo ingresso in campo). I problemi, in una squadra dal carattere vivace e a volte anche un po’ provocatorio, se mai sono dietro.
Con una difesa lenta, macchinosa e che ha subito tanti gol: aspetto che un po’ fa parte della mentalità di Oscar Tabarez (ex allenatore anche del Milan): l’attuale CT della Celeste è convinto che vinca chi faccia un gol più degli altri indipendentemente da quanti se ne subiscono ed è ferreo sostenitore della teoria che i difensori sono la prima arma offensiva: per esempio sui calci piazzati. Il che spesso porta l’Uruguay a subire gol in contropiede quanto meno evitabili.
Sei le vittorie dell’Uruguay con due pareggi negli otto precedenti tra queste due squadre; Ticos mai vincenti con la Celeste. Ma li ricordiamo vincenti in Italia, quando si qualificarono al secondo turno a spese della Scozia, battuta a Genova per 1-0, e contro la Cina, 2-0 nel 2002.
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