Il reddito di inclusione, il cosiddetto ‘Rei’, aumenta la portata. Da luglio a beneficiare della misura di contrasto alla povertà saranno in 700 mila famiglie o 2,5 milioni di invividui. La platea potenziale è attualmente di 500 mila nuclei familiari e 1,8 milioni di persone. Ad annunciare l’ampliamento dei beneficiari è il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che presenta la misura a Milano insieme con il presidente dell’Inps, Tito Boeri.
Le domande per il Rei, che sostituisce il Sia, (Sostegno per l’inclusione attiva, ndr) si potranno inoltrare dal primo dicembre prossimo, mentre i soldi saranno distribuiti a partire dal primo gennaio 2018. “La lotta alla povertà – sottolinea Poletti – è una strada lunga e questo percorso non avrà successo tanto per il numero di famiglie aiutato o l’importo erogato, ma se saremo in grado di costruire una infrastruttura, una rete e una comunità accogliente in grado di aiutare a uscire dalle condizioni di fragilità e difficoltà”.
Poletti e Boeri fanno sapere che sarà pubblicato un report trimestrale sull’utilizzo del reddito di inclusione. Il Fondo Povertà, che finanzia il Rei ed è dotato di più di 1,8 miliardi di euro, con la legge di bilancio sarà aumentato di 300 milioni di euro nel 2018, di 700 milioni nel 2019 e di 900 milioni nel 2020. Ulteriori 1,2 miliardi – circa 150 milioni all’anno fino al 2023 – arrivano dai fondi europei del Pon (Piano operativo nazionale, ndr). Dal 2020, a regime, complessivamente saranno destinati alla lotta alla povertà quasi 3 miliardi di euro di risorse.
Boeri approfitta dell’iniziativa per togliersi un sassolino dalla scarpa con alcuni “partiti e sindacati”, vedi la galassia a sinistra del Pd e la Cgil. Per il numero uno dell’Inps il reddito di inclusione “è una svolta epocale, ma è solo un primo passo” e la lotta alla povertà è prioritaria rispetto alle pensioni, a cui viene destinata già una mole cospicua di risorse. “Questo – sottolinea Boeri – è anche un monito per quei partiti e sindacati che chiedono ancora risorse per le pensioni, quando già nella legislazione vigente siamo destinati a superare il 18% di spesa pensionistica sul Pil, e non sembrano preoccuparsi di potenziare le risorse per il contrasto alla povertà”.
Anche Poletti, interpellato sulla possibilità di far salire all’ultimo la Cgil sul carro della proposta del governo sulle pensioni, taglia corto: “Quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto” Boeri chiede inoltre al Parlamento di modificare la legge di bilancio in modo da permettere all’Inps di utilizzare i soldi che si risparmiano con la spending review interna a favore di una più capillare presenza sul territorio di presidi contro la povertà. “Abbiamo bisogno – spiega Boeri – di rafforzare ulteriormente la presenza sul territorio, abbiamo chiesto al Parlamento e al governo la possibilità di utilizzare i risparmi che stiamo ottenendo con le misure di efficientamento”.
Il numero uno della previdenza italiana ricorda l’apertura di un primo centro “sperimentale” dell’Inps all’interno del Municipio di Quarto Oggiaro, con l’intenzione di proseguire su questa strada. “Il nostro Dna è il contrasto alla povertà: l’Inps non dovrebbe chiamarsi solo istituto di previdenza, ma anche di protezione sociale. Mi auguro che il Parlamento ci dia questa possibilità nella legge di bilancio”, ribadisce Boeri.