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Profughi sfruttati per la sicurezza ai grandi concerti: 4 arresti a Reggio Emilia

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Era almeno in parte fasulla la sicurezza messa in piedi per alcuni dei maggiori eventi musicali organizzati in Italia negli ultimi anni. Quattro persone sono state arrestate dai carabinieri di Reggio Emilia nell’ambito di un’operazione denominata “Security danger”: un trentenne pregiudicato di origini campane con base a Reggio Emilia e la madre 50enne (pure lei con precedenti), un 38enne di Modena e un 63enne di Bologna. Queste persone sono accusate di aver reclutato “in nero” un centinaio di uomini tra i quali profughi richiedenti asilo (per lo più senegalesi), sbarcati in Italia dalla Libia da pochi mesi dopo essere stati salvati in mare, nonché nomadi e pregiudicati, privi di alcun titolo o autorizzazione, dotandoli, a poche ore dagli eventi, di tesserini di riconoscimento con iscrizioni della Prefettura di Napoli. I documenti, che attestavano falsamente la certificazione di addetti alla sicurezza, venivano corredati da foto al momento dell’inizio degli eventi. Come se non bastasse, queste persone venivano sfruttate, mandate allo sbaraglio, sottopagate (o, a volte, non pagate), fatte lavorare anche per 15 ore di seguito senza pause nemmeno per mangiare.

La cosa ha riguardato eventi tutt’altro che di secondo piano. Si va il concerto dei Guns’N Roses di Imola del 10 giugno 2017, dei Depeche Mode di Milano del 28 giugno, di Vasco Rossi di Modena dell’1 luglio, di David Guetta di Padova del 28 luglio, del dj Salmo del 9 settembre e dei Rolling Stones di Lucca del 23 settembre. In tutti questi concerti, con centinaia di migliaia di persone da controllare e mantenere al sicuro, tra gli addetti alla sicurezza c’erano dunque persone non abilitate, prese all’ultimo momento probabilmente disorganizzate e incapaci a reagire nel modo corretto nel caso di incidenti o problemi. 

Secondo gli investigatori madre e figlio, attraverso una ditta falsamente operante nel settore di portierato, con la complicità di almeno due società di sicurezza di livello nazionale – titolari dei contratti di appalto o subappalto stipulati con gli organizzatori degli eventi -, avrebbero reclutato le persone necessarie senza assolutamente tener conto delle regole del caso. “Le indagini – scrivono i carabinieri di Reggio Emilia in un comunicato – hanno rivelato un sistematico reclutamento e successivo impiego di soggetti in precarie situazioni economiche, lavorative e sociali, pronti ad accettare per pochi euro, tra l’altro spesso nemmeno percepiti, di svolgere anche sino a 15 ore in piedi, per quanto attiene i profughi richiedenti asilo in un contesto linguistico a loro completamente sconosciuto, senza alcuna pausa, senza usufruire di un pasto ed esposti, in quanto privi di alcuna preparazione e formazione specifica (stante la falsità dell’iscrizione prefettizia) ai concreti pericoli in tema di ordine pubblico”. In particolare, madre e figlio si occupavano poi di incollare le fototessere ai tesserini procurati da due compiacenti società. Gli addetti, senza essere sottoposti a controlli, venivano fatti accedere nell’area dei concerti, alcuni anche sotto il palco, per svolgere il filtraggio del pubblico, il controllo degli effetti personali, dei biglietti, la vigilanza degli ingressi nonché di quelli riservati all’accesso delle forze di polizia e dei mezzi di soccorso. 

Il meccanismo che si era venuto a creare per i militari “ha esposto decine di migliaia di persone a un rischio incommensurabile in termini di sicurezza e ciò in un periodo di elevata sensibilità e attenzione in tema di potenziali attentati terroristici” e sarebbe inoltre stato posto in essere “nonostante i dettami normativi in tema di gestione di sicurezza in occasione dei cosiddetti ‘grandi eventi’ adottati dopo pochi giorni dai tragici fatti di Piazza San Carlo a Torino del 3 giugno 2017“. Le indagini, durate diversi mesi, sono state avviate a seguito di una perquisizione domiciliare eseguita nel corso di un’altra operazione nell’abitazione degli arrestati. In questa occasione erano stati trovati numerosi tesserini di riconoscimento plastificati con generalità di cittadini stranieri poi identificati in profughi richiedenti asilo ospitati in un centro di accoglienza reggiano. I documenti riportavano l’attestazione della relativa decretazione rilasciata dal Prefetto di Napoli quali ‘addetti ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi’.

 

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