L’accusa delle due studentesse statunitensi, che ieri a Firenze hanno denunciato due carabinieri raccontando che le avrebbero violentate, ha un fondamento. Ne sarebbero convinti gli inquirenti della procura fiorentina che hanno iscritto i due militari nel registro degli indagati. Ed iniziano ad emergere alcuni dettagli sui loro profili: uno è un appuntato scelto di 40 anni, in servizio da 20, è sposato e ha un figlio; il collega, carabiniere scelto, di anni ne ha 30 ed è single.
LA VERSIONE DELLE RAGAZZE. Le due ragazze hanno confermato ai magistrati quanto già detto al momento della denuncia: la notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 settembre erano in un locale fiorentino. All’uscita della discoteca, in piazzale Michelangelo, avrebbero chiesto informazioni a dei carabinieri in divisa, in servizio, intervenuti sul posto, con altre due pattuglie, per sedare un accenno di rissa. I due militari si sarebbero resi disponibili peer accompagnarle a casa. Con l’auto di servizio le avrebbero portate fino al palazzo, in centro città, dove le ragazze vivono in affitto. E nel palazzo si sarebbero consumate le violenze, tra l’androne e l’ascensore. Una versione che è stata a lungo valutata dalla polizia che continua le indagini.
Interrogate più volte in stanze separate, le due ragazze non si sarebbero mai contraddette confermando la loro versione. A questo primo elemento se ne sarebbero aggiunti altri tali da convincere gli investigatori che la versione delle studentesse americane era da prendere sul serio. In particolare, dalle immagini riprese dalle telecamere posizionate in molte strade di Firenze sarebbe stato ripreso anche il momento in cui le due ragazze salivano a bordo della gazzella dei carabinieri. Questo ha reso anche possibile identificare i due militari. Ancora, però, non i due indagati non sono stati ascoltati dai magistrati che indagano sulla vicenda. Da quanto si è appreso, gli inquirenti starebbero aspettando gli esiti delle analisi disposte sugli abiti che le ragazze indossavano la notte del presunto stupro, al fine di accertare l’eventuale presenza di Dna degli indagati.
Una prima conferma di un rapporto sessuale avuto dalle due giovani sarebbe arrivata dai medici dell’ospedale fiorentino di Torregalli, dove le studentesse sono state portate dopo la denuncia presentata in questura. Ma questo non certifica che il rapporto sessuale sia avvenuto con i due indagati la notte incriminata. Comunque, per le ragazze statunitensi è stato attivato il codice rosa, che scatta per i casi di violenza sessuale e che prevede anche un supporto psicologico. Inoltre, sottoposte al alcooltest e al narcotest, sarebbero risultate positive, circostanza che aggraverebbe la posizione degli indagati qualora emergesse che abbiano effettivamente avuto un rapporto sessuale con le due ragazze.