I fatti accaduti negli ultimi due giorni a Macerata irrompono nella campagna elettorale ad un mese dalle elezioni. LaPresse ne ha parlato con Antonio Noto, sondaggista e direttore di Ipr Marketing.
Se e come i fatti accaduti a Macerata cambiano la campagna elettorale e le intenzioni di voto degli italiani?
Il consenso avviene su fattori più complessi di un singolo evento. Quanto successo a Macerata non penso possa avere un peso specifico. Credo che consoliderà le convinzioni dell’elettorato sia di chi ha posizioni estreme sia di chi invece non le ha.
Come si possono stimare le intenzioni di voto ad un mese dal 4 marzo?
La situazione oggi non è molto diversa da qualche settimana fa. Le posizioni sono abbastanza stagnanti. Non mi aspetto stravolgimenti nelle prossime due settimane. Sono gli ultimi 10-15 giorni quelli che contano.
Il modo in cui i vari leader hanno impostato la campagna elettorale riduce o aumenta l’astensionismo, grande preoccupazione del presidente della Repubblica?
Stiamo assistendo ad una campagna elettorale anomala. Questo mercato delle promesse non attirerà di certo l’elettorato alle urne. Anzi, semmai aumenta la distanza fra la politica e le persone che hanno intenzione di astenersi.
Gli eventuali confronti diretti fra i candidati possono invece spostare i flussi di voto?
I confronti ‘vis a vis’ posso certamente far diminuire l’astensione, perché alla fine quello che l’elettore vuole sentire per valutare è il confronto diretto sui temi.
La scelta di candidati noti (sportivi, persone del mondo dello spettacolo) nei collegi uninominali può essere decisiva?
Sposta poco o nulla. Del resto quanti elettori vanno a votare sapendo chi sono i candidati all’uninominale nel loro collegio? Oggettivamente non molti.