(LaPresse) “Si possono fare conferenze, consulenze all’estero, in Arabia Saudita come negli Emirati, come in Cina o come in America? Sì. Si debbono fare delle distinzioni tra quelli democratici e no? Per me no”. Così Matteo Renzi, ospite sul Nove de “La Confessione2 di Peter Gomez, ha risposto a una domanda sull’opportunità etica di avere incarichi in organizzazioni legate al principe saudita Mohammad bin Salman: “Quando li ha accettati, parliamo di centinaia di migliaia di euro, sapeva già cosa succedeva in Arabia Saudita, dove non c’è la democrazia, i diritti delle donne sono negati… che bin Salman fosse sospettato dagli Stati Uniti dell’omicidio Kashoggi. L’etica politica perché non l’ha fatta riflettere?”, lo ha incalzato il giornalista. Quanto poi alla famosa espressione “Rinascimento arabo” usata dal senatore di Italia Viva il 28 gennaio 2021 al Future Investment Initiative alla presenza dello stesso principe saudita, Renzi la rivendica in toto: “La ridirei anche oggi. Il Rinascimento è stato un periodo di grandi guerre. Le famiglie si picchiavano tra di loro. Questa idea che il Rinascimento non avesse una dimensione cruenta è fatta da chi confonde il Rinascimento con la Rinascente”. “Diciamo che è suonata in maniera diversa”, ha ribattuto il direttore de Ilfattoquotidiano.it. “Suona perché, per chi non ha studiato il Rinascimento, la gente non sa che non c’erano pace e violini… c’era un periodo durante il quale le famiglie si combattevano. La situazione oggi, non in Arabia Saudita e basta, ma nei paesi arabi, è molto simile in termini di divisioni profonde interne alla società araba”, ha concluso l’ex segretario del Pd.
Renzi alla “Confessione”: “Rinascimento arabo? Lo ridirei”
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