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Rider delle consegne, indaga la Procura di Milano

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 La Procura di Milano ha aperto un fascicolo esplorativo a ‘modello 45’, senza indagati nè titolo di reato, per indagare sul fenomeno in crescita delle consegne a domicilio tramite i rider, i fattorini in bicicletta o motorino che consegnano cibo a domicilio. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Maura Ripamonti, titolari dell’indagine, puntano a fare luce sia sugli aspetti legati alla sicurezza sul lavoro dei rider che su quelli legati alla corretta conservazione dei cibi trasportati.

In particolare, a indurre la procura a accendere un faro sul fenomeno dei rider è stato il tipo di contratto che li lega alle varie società che fanno consegne a domicilio. Contratto che, nella maggior parte dei casi, li inquadrava non come dipendenti ma come lavoratori autonomi e non fornisce nessuna tutela. I rider, che fanno le consegne senza l’attrezzatura adatta, come i caschetti per le bici, e con mezzi propri non adatti alle consegne, non hanno nemmeno una polizza contro gli infortuni. Da un controllo della polizia locale su una trentina di “messaggeri”, inoltre, è emerso che tre di loro non avevano regolare permesso di soggiorno. A destare preoccupazione, inoltre, è anche la conservazione dei cibi che vengono consegnati a domicilio, che in alcuni casi potrebbero essere confezionati per il trasporto in una maniera non sicura. Tutti aspetti sui quali la Procura adesso vuole fare luce.

Il Sesto dipartimento della Procura della Repubblica di Milano, coordinato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, sta seguendo da tempo con particolare attenzione la questione rider di società come Glovo, Deliveroo, Uber, JustEat, che consegnano il cibo a domicilio. L’indagine conoscitiva è stata formalizzata all’inizio di settembre e assegnata al pm Maura Ripamonti, ma già da diversi mesi la polizia giudiziaria del Sesto dipartimento ha messo sotto la lente di ingrandimento, in collaborazione con la polizia locale di Milano, il sistema di rapporti che lega i rider alle piattaforme informatiche che affidano le consegne. Si sta parlando di una platea di diverse centinaia di impiegati solamente nella città di Milano. Nel mese di luglio la polizia locale ha provveduto a monitorare circa una trentina di questi lavoratori, quasi tutti extracomunitari. Lo scopo era quello di capire meglio il funzionamento del servizio e quale forma di contratto legasse questi lavoratori precari alle piattaforme online. I dati emersi fotografano una maggioranza di contratti a prestazione occasionale con solamente tre persone che hanno ricevuto una qualche forma di “formazione o informazione” relativa al lavoro da svolgere. Al Dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Siciliano interessa valutare il rispetto delle norme di cui al D.lgs 81/08 in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro. In particolare, per i rider, che ricadono nelle tutele previste da questa norma, occorre che vengano valutati i rischi da lavoro e vengano formati sui medesimi con l’utilizzo anche di dispositivi di protezione individuale atti a meglio garantire la loro sicurezza.

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